È durata oltre quattro ore la settima udienza del processo per presunti abusi sessuali in cui sono imputati don Gabriele Martinelli e l’ex rettore del Preseminario San Pio X, don Enrico Radice. Entrambi hanno negato ogni addebito, mentre la presunta vittima ha confermato davanti al tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone tutte le accuse. L’uomo, che ora è assistente di volo e vive a Dubai, ha raccontato di aver subito abusi ripetuti dal 2007 al 2012, nei sei anni di permanenza nell’istituto, da don Martinelli. Quindi, nello specifico don Martinelli è accusato di violenza, minaccia e abuso d’autorità, invece Radice di insabbiamenti e di favoreggiamento. L’uomo ha raccontato che don Martinelli si introduceva nella stanza e si avvicinava a lui mentre dormiva.



«Fu uno shock, ero un ragazzino. Ero bloccato, non riuscivo a reagire, come se la mente fosse staccata dal corpo», le parole riportate da Vatican News. Nessun compagno di stanza ha mai raccontato nulla o reagito: «O dormivano bene o facevano finta».

PRESUNTI ABUSI IN VATICANO, LE ACCUSE

Lui non riusciva a reagire: «Mi sentivo impotente e alla fine mi rassegnavo alla violenza. Avevo paura che i compagni lo vedessero nel letto, per vergogna e perché non volevo essere tacciato di omosessualità. Avevo anche paura che il rettore mi mandasse a casa». La presunta vittima ha raccontato anche di aver riferito quanto accadeva al rettore, confidandogli il suo «disagio» perché «Gabriele mi infastidiva», senza però «entrare nei dettagli» sessuali. Ieri doveva tenersi una nuova udienza dedicata al sopralluogo al Preseminario San Pio X, che però è stata annullata a causa della pandemia Covid. Dunque, il Tribunale chiederà la documentazione planimetrica e fotografie della struttura.



Pertanto, la prossima udienza è fissata per il 26 marzo alle ore 10. In quell’occasione saranno ascoltati come testimoni monsignor Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di san Pietro, e Kamil Jarzembowski, l’ex allievo che per primo ha denunciato i presunti abusi in tv, al programma “Le Iene“. Il Tribunale si è poi riservato di decidere se citare in giudizio per responsabilità civile la diocesi di Como, come richiesto dall’avvocato di parte civile Imparato.

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