Sei anni di carcere per don Gabriele Martinelli e quattro anni di reclusione per monsignor Enrico Radice. Queste le richieste di condanna del promotore di giustizia, il “pm” vaticano Roberto Zannotti, durante il processo sugli abusi nel Preseminario San Pio X che in Vaticano formava i chierichetti del Papa. Il primo, 29 anni, all’epoca era un allievo “anziano”, nonché tutore e coordinatore delle attività dei seminaristi. L’accusa è di violenza carnale aggravata e atti di libidine aggravati. Nello specifico, è accusato di aver violentato e minacciato un ragazzo di un anno più piccolo in diversi tempi e luoghi, abusando della sua autorità sui ragazzini. L’altro, 72 anni, al tempo rettore del preseminario, è accusato invece di favoreggiamento, non di concorso in violenza sessuale, in quanto non è un reato previsto nell’ordinamento vaticano, per il quale comunque sta indagando la Procura di Roma.



Invece l’avvocato Agnese Camilli Carissimi, che difende Radice, ha chiesto l’assoluzione con formula piena in quanto il fatto non sussiste. Oggi tocca ai difensori di Martinelli e dell’Opera don Folci della diocesi di Como, che gestisce il preseminario. Nel frattempo il  : da settembre, infatti, non ci saranno più ragazzi, in quanto è stato spostato in un altro luogo.



ABUSI VATICANO, RADICE CHIEDE ASSOLUZIONE

Il processo, cominciato il 14 ottobre dell’anno scorso, riguarda fatti accaduti tra il 2007 e il 2012, ma il periodo punibile parte dal 2008, da quando cioè don Gabriele Martinelli ha compiuto 16 anni, in quanto nell’ordinamento del Vaticano non si può condannare chi ha meno di 16 anni. La presunta vittima, un ex allievo sette mesi più piccolo del prete, aveva denunciato gli abusi con lettere al vescovo di Como e al Papa. Martinelli, che era il “pupillo” di Radice, sarebbe stato protetto dall’ex rettore, il quale secondo l’accusa avrebbe ostinatamente provato a coprire fatti «evidenti a tutti». Ma l’avvocato di Radice ha replicato spiegando che tutte le accuse della presunta vittima e di Kamil Jarzembowski, unico testimone oculare che peraltro è intervenuto anche pubblicamente parlando a Le Iene, siano partite dopo l’espulsione di quest’ultimo dal preseminario. Dunque, il legale ha parlato di «vendetta» e chiesto l’assoluzione di Radice con formula piena: «Difficile immaginare una sentenza di condanna con una tale mancanza di prove. Sarebbe oltre ogni ragionevole dubbio», le parole riportate dal Corriere della Sera.

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