ABROGAZIONE REATO ABUSO D’UFFICIO: COSA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Nel primo pacchetto di riforma della giustizia in arrivo oggi pomeriggio in CdM – il ddl Nordio – un tema su tutti ha catturato l’attenzione del dibattito pubblico e politico: l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. È la norma più attesa della riforma fortemente voluta dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio ed è quella su cui si sono concentrate le maggiori polemiche a livello nazionale, specie nello scontro tra il Guardasigilli e l’Associazione Nazionale dei Magistrati (il sindacato dei giudici, ndr).



Il reato dell’abuso d’ufficio verrebbe dunque cancellato dal codice penale con un semplice tratto di penna in quanto le modifiche introdotte in questi anni non hanno eliminato lo “squilibrio” tra le iscrizioni nel registro degli indagati e condanne: solo l’anno scorso, sono stati archiviati 3.536 dei 3.938 fascicoli aperti nel 2022. Tornando indietro ancora di un anno nel 2021, le condanne per abuso d’ufficio sono state solo 18. Come si legge nella relazione che accompagna la bozza del ddl Nordio oggi in CdM, si va verso l’abrogazione dell’abuso d’ufficio «a causa di un’anomalia che persiste anche dopo le tante modifiche intervenute: lo squilibrio tra le iscrizioni nel registro degli indagati e le effettive condanne». Sempre nella bozza il Ministro della Giustizia sottolinea come il Governo «non esclude in futuro di sanzionare condotte in forza di eventuali indicazioni di matrice euro-unitaria».



DDL NORDIO E ABROGAZIONE ABUSO D’UFFICIO: LO SCONTRO CON L’ANM

L’abuso d’ufficio è un reato che come tale ha visto negli anni vari colpevoli e usi malevoli, ma ha provocato molto più spesso la cosiddetta “paura della firma” negli amministratori pubblici e nei sindaci, tale da portare la linea garantista del Ministro Nordio ad avvallare una riforma che stravolga completamente una parte del codice penale proprio per affossare quel tipo di “paura” controproducente per la stessa amministrazione pubblica. Il disegno di legge oggi in Consiglio dei Ministri viene salutato dal Centrodestra coma una sorta di “tributo a Berlusconi” che sul tema della garanzia e della giustizia ci ha speso anni di battaglie politiche: critiche feroci dalla sinistra, dal M5s e da parte della magistratura mentre invece dal Terzo Polo arriveranno i voti sul ddl Nordio. Spiega oggi Carlo Calenda, leader di Azione: «Io non voto un disegno di legge solo perché tributo a Berlusconi. Lo voteremo perché c’è una proposta di legge in parlamento che è esattamente quello che il governo presenta».



Dinamica decisamente più complessa invece nel braccio di ferro presente da mesi fra Anm e Ministero di Grazia e Giustizia: «Non è una riforma di ampio respiro e contiene modifiche che meritano una ferma critica. Come abbiamo già detto in Parlamento, il primo appunto riguarda aver eliminato l’abuso d’ufficio. Rispetto al testo attuale che risale al 2020 e che ha già impedito al giudice penale di sindacare l’attività discrezionale amministrativa, l’abrogazione del reato crea un vuoto di tutela penale ingiustificabile. Già questo è sufficiente per consegnare una critica che poi potrà essere più articolata, come abbiamo già fatto alla Camera sui ddl già presentati», spiega oggi a “La Repubblica” il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia. In particolare sull’abuso di ufficio abrogato dalla riforma Nordio, il n.1 dell’Anm accusa «crea un vuoto di tutela che non riesco spiegarmi. Che poi i processi siano pochi non vuol dire che i reati non ci siano. Vedo poi una limitazione unilaterale del potere della parte pubblica non bilanciata, come la Corte costituzionale ha detto sia necessario, da una concorrente limitazione del potere di impugnazione delle parte private. L’alterazione dell’equilibrio è significativa per tutte le sentenze di proscioglimento di alcuni reati». Intervenuto alla Festa dell’Innovazione organizzata da “Il Foglio Quotidiano”, il Ministro della Giustizia Nordio ha provato a rispondere a tono alle critiche dei magistrati: «vi è stata una processione di sindaci, anche appartenenti al Pd, che ci hanno supplicato di abolire questo reato che crea la paura della firma ed espone gli amministratori a una serie di rischi di immagine, che rischiano poi di compromettere la loro carriera. E soprattutto compromettono l’accelerazione delle procedure amministrative e in definitiva si riverberano sui cittadini».