IL CASO “ACCA LARENTIA” ARRIVA IN PARLAMENTO DOPO I SALUTI ROMANI DI CENTINAIA DI “NOSTALGICI”
Ad esacerbare i già tesi rapporti in Parlamento, esplode un nuovo “caso” legato alla commemorazione avvenuta ieri a Roma in via Acca Larentia, a 46 anni dalla strage in cui furono uccisi tre giovani del Fronte della Gioventù. La polemica politica è esplosa dopo che la leader Pd Elly Schlein ha pubblicato sulle sue pagine social il video di centinaia di militanti con mani tese e il “presente” in risposta al saluto romano.
Come informa l’ANSA, alla commemorazione della Strage di Via Acca Larentia avevano partecipato in un primo momento il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e l’assessore alla Cultura del Comune di Roma, il dem Miguel Gotor: deposizione delle corone di alloro e momento di commemorazione. Quando però il Governatore e l’assessore si sono allontanati, ecco il secondo momento “improvvisato” davanti alla ex sede del Msi dove furono uccisi due dei tre giovani nel 1978: qui sono scattati saluti romani e inni tra i tanti militanti rimasti alla commemorazione, scatenando un putiferio a livello politico con il Centrosinistra che grida al “fascismo” e invita il Ministro degli Interni a tornare in Parlamento per informare di quanto accaduto.
COS’È LA STRAGE DI ACCA LARENTIA E PERCHÈ SE NE PARLA
«Roma, 7 gennaio 2024. E sembra il 1924. Domani presenteremo un’interrogazione al Ministro Piantedosi, quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione»: così il commento della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, nel postare il video dei saluti romani e dei “presenti” durante la sosta davanti all’ex sede Msi di via Acca Larentia. La memoria va a 46 anni fa quando due giovani del Fronte – Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta – furono assassinati davanti alla sede dell’allora Movimento Sociale Italiano in via Acca Larentia, nel pieno del quartiere Tuscolano. Poche ore dopo un altro attivista di destra, il giovane Stefano Recchioni, morì durante gli scontri tra le forze dell’ordine e i militanti in protesta per l’agguato lanciato contro i primi due giovani uccisi. I ragazzi 46 anni fa si apprestavano a uscire dalla sede del Movimento Sociale Italiano in via Acca Larenzia per pubblicizzare con un volantinaggio un concerto del gruppo di musica alternativa di destra “Amici del Vento”, quando furono raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco sparato da un commando di 5-6 persone: l’attentato venne rivendicato da un gruppo di estrema sinistra, i Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale anche se attorno alla strage di Acca Larentia ancora oggi non si è giunti ad una piena verità circa i potenziali mandanti dell’agguato.
«Noi siamo una forza che certamente non è fascista, siamo antifascisti. Chi ha avuto un comportamento deve essere certamente condannato da parte di tutti. C’è una legge, è previsto che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro paese», è il commento rilasciato dal vicepremier Antonio Tajani, in quota Forza Italia, dopo l’episodio avvenuto ieri a Roma a 46 anni dalla strage. «Questa è una vergogna inaccettabile in una democrazia europea», accusa Carlo Calenda di Azione, mentre lo scrittore Roberto Saviano torna ad attaccare il Governo dando colpa dei saluti romani visti ieri, «Come ormai d’abitudine, la commemorazione della strage di Acca Larentia diventa l’occasione per una celebrazione neofascista, e non accade solo sotto questo governo di estrema destra, cosa che dovrebbe farci seriamente riflettere sulla maturità delle nostre istituzioni democratiche». Da Fratelli d’Italia al momento l’unico commento ufficiale è giunto dal vicecapogruppo alla Camera, Alfredo Antoniozzi, che ha però ricordato l’orrore di quella strage ad Acca Larentia: «i ragazzi che morirono per tanti sono morti di serie B. Vale per loro, per i fratelli Mattei, per Sergio Ramelli e tanti altri ragazzi di destra che in quegli anni terribili morirono. Io che vengo da un altro mondo ricordo che si diceva che ‘uccidere un fascista non è reato’ e questo ha provocato impunità e relativismo etico. Una cosa insopportabile».