Sono 2 miliardi nel mondo (fonte: Onu) le persone che vivono senza accesso all’acqua potabile. E non a caso “Accesso all’acqua” si chiama l’iniziativa che da diversi anni stanno mettendo in atto, in Nigeria, la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e l’Eni (in collaborazione con il proprio partner NNPC, Nigerian National Petroleum Corporation).
Mercoledì 23 marzo, proprio nel giorno successivo alla celebrazione della Giornata mondiale dell’acqua, è stato tagliato un importante traguardo: sono stati infatti consegnati 11 nuovi impianti idrici a energia solare nel nord-est del Paese africano, dove Eni è presente dal 1962. Gli impianti integrati – costituiti da pozzi, pannelli fotovoltaici, impianti di trattamento e punti di prelievo – forniscono acqua per il consumo domestico e per l’irrigazione.
In realtà, la costruzione di questi pozzi d’acqua era stata ultimata tra il 2018 e il 2020 in diverse comunità, situate nelle aree, colpite da una grave crisi umanitaria causata dal violento movimento di Boko Haram e dal restringimento del bacino del Lago Ciad, di Borno (Chibok, Biu, Damboa, Gwoza LGAs) e Yobe (Machina, Fune, Gujba, Geidam, Bade, Potiskum e Fika LGAs), ma proprio la situazione instabile della zona non ha consentito la consegna ufficiale alle autorità locali, che vengono a loro volta coinvolte per fornire supporto nella formazione e nella sensibilizzazione delle comunità sulla gestione dell’acqua e sulle pratiche per la sostenibilità a lungo termine.
“I pozzi di acqua a energia solare e il più ampio investimento di Fao nell’irrigazione e nella gestione dell’acqua – ha dichiarato nel corso della cerimonia di consegna Fred Kafeero, Country Representative di Fao in Nigeria e dell’Economic Community of West African States (Ecowas) – sono un segno concreto del nostro impegno a supportare il Governo della Nigeria nel raggiungimento dei propri obiettivi di sviluppo. Nel nord-est, la disponibilità di acqua potabile sicura e di acqua per l’agricoltura è fondamentale per la crescita e la ripresa dei servizi essenziali”.
Nell’ottica della sostenibilità, questi interventi si inseriscono alla perfezione nella strategia dell’Agenda 2030, come spiega Alberto Piatti, responsabile dello Sviluppo Sostenibile di Eni: “I nostri interventi, come quello con Fao in Nigeria, puntano a contribuire al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, gli SDG, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Questi obiettivi rappresentano traguardi comuni di sviluppo sostenibile per le complesse sfide sociali attuali e, anche nei temi dell’energia, ci guidano verso la realizzazione di quella transizione energetica giusta e inclusiva che preservi l’ambiente e garantisca l’accesso universale alle fonti energetiche. In particolare, l’iniziativa di accesso all’acqua in Nigeria è tesa a contribuire a raggiungere l’SDG1 Povertà zero, l’SDG2 Fame zero, l’SDG6 Acqua pulita e igiene, l’SDG13 Agire per il clima, e l’SDG17 Partnership per gli obiettivi”.
Facendo leva sui propri know how e sulle rispettive competenze, la partnership pubblico-privata tra Fao ed Eni ha permesso, a partire dal 2018, di realizzare complessivamente 22 progetti di pozzi d’acqua: 5 nel territorio della capitale federale Abuja e 17 nel nord-est della Nigeria, in particolare negli stati non solo di Borno e Yobe, ma anche di Adamawa. Nel suo complesso, “Accesso all’acqua” ha così contribuito a migliorare i servizi igienici e a ripristinare i mezzi di sussistenza per circa 67mila persone, includendo gli sfollati interni e le comunità ospitanti. Il primo pozzo, a Waru, è stato consegnato già nel novembre 2018 e i restanti quattro, sempre nel territorio federale della capitale, un anno dopo, nel novembre 2019, mentre uno dei cinque impianti idrici situati nello Stato di Borno (Bama LGA) è stato ultimato a giugno 2019. Infine, a ottobre 2021, sono stati consegnati i cinque impianti localizzati nello Stato di Adamawa. Gli impianti idrici, alimentati da pannelli fotovoltaici, sono provvisti di un sistema di back-up per la generazione di energia, tale da assicurarne la disponibilità e la sostenibilità e quelli che forniscono acqua potabile sono dotati di un impianto di osmosi inversa per trattare e purificare l’acqua.
Visto che la popolazione mondiale nel 2040 supererà i 9 miliardi e la domanda di energia continuerà a crescere, tra crisi climatica e stravolgimenti geopolitici come rientrano oggi questi interventi nella strategia di decarbonizzazione del gruppo Eni e di riduzione delle emissioni? “Il concetto di sostenibilità – risponde Piatti -, implica oggi una transizione giusta. Si tratta di una transizione, lontano dalle emissioni di CO2 e verso fonti rinnovabili, che deve essere socialmente equa, dando a tutti l’accesso all’energia, preservando al contempo l’ambiente. Da un lato, la nostra strategia industriale ci permetterà di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Dall’altro, il nostro modello di cooperazione, attuato nei Paesi di presenza, ci consentirà di lavorare in sinergia con attori pubblici, privati, Ong e organizzazioni della società civile per portare concreto sviluppo sociale, grazie a iniziative di accesso all’energia, all’acqua e ai servizi igienici, diversificazione economica, formazione, salute delle comunità e tutela del territorio. Il partenariato pubblico-privato ci permette di combinare le nostre risorse economiche con il know-how e l’esperienza dei partner locali. In questo modo, siamo in grado di contribuire, in modo ancora più efficace, a migliorare la qualità di vita delle comunità e a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite”.
A tal proposito, non va dimenticato che l’impegno di Eni sul fronte dei servizi idrici non si limita alla Nigeria. Lo scorso febbraio, in collaborazione con l’Unione europea e l’Unicef, è stato infatti lanciato un progetto che mira a migliorare la qualità dell’acqua per 850mila persone a Bassora, in Iraq: entro il 2024 si punta a fornire l’accesso a servizi idrici di qualità e resistenti al clima a bambini, giovani e famiglie che vivono nelle due aree dei bacini idrici di Al-Baradiya e Al-Jiha, in cui sono presenti 40 scuole e 21 centri sanitari.
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