IL GOVERNO ANNUNCIA L’ACCISA MOBILE SUI CARBURANTI: COS’È

Il Governo Draghi sta valutando la possibilità di un’accisa mobile sui carburanti per poter contrastare – o quanto meno limitare – l’aumento dei prezzi di gas, petrolio e carburanti in Italia come effetto diretto della guerra in Ucraina.

Lo ha detto stamane nella sua informativa al Senato il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, annunciando alcuni dei provvedimenti che entreranno nel Decreto “Tagliaprezzi” previsto nei prossimi giorni. «C’è un problema di un incremento dei costi del Brent e un problema del costo del gas e dell’energia che serve nelle raffinerie a trasformare che impatta sul costo finale», spiega il Ministro MiTE illustrando l’ipotesi dell’accisa mobile per ridurre il prezzo di benzina e diesel, giunto ormai stabilmente sopra i 2 euro al litro in tutto il Paese. «Stiamo valutando l’ipotesi di praticare sui carburanti un’accisa mobile siccome c’è stato maggiore gettito Iva»: l’idea di Cingolani prende spunto dalla proposta lanciata negli scorsi giorni dai gestori degli impianti carburanti della Fegica. Nello specifico – come illustra il focus di “It.Motor1.com” – il Governo vuole utilizzare i maggiori introiti derivanti dall’Iva al 22% «applicata ai carburanti per poter intervenire al ribasso sull’altra componente fiscale (in questo caso fissa) che compone il prezzo finale alla pompa: le accise». Non sarà certamente una passeggiata, come conferma ancora Cingolani in Parlamento, in quanto «operare sui carburanti automazione è molo complesso» anche se l’emergenza è tale da dover trovare soluzioni immediate.



CINGOLANI: “COSTI GAS 5 VOLTE PIÙ DEL 2021, È IMPOSSIBILE ANDARE AVANTI”

L’intervento del Ministro in Aula allarga però i temi caldi sul fronte energia anche sul gas e sulle conseguenze di una crisi di rifornimento dalla Russia (vedi lo stop al gasdotto Yamal-Europa, ma non solo): «Se per stoccare 10 miliardi di metri cubi di gas mi servivano 15 miliardi di euro un anno fa di questi tempi quando il gas era a un po’ meno di 30 centesimi al metro cubo, il costo mi avrebbe richiesto un anticipo di 3 miliardi». Secondo Cingolani dunque a parità di tutto, risulta «assolutamente non giustificato che lo stoccaggio da 3 miliardi di anticipo arrivi a 15 miliardi, questa è stata la mia affermazione un po’ dura (aveva parlato infatti di «colossale truffa» lo scorso 12 marzo, ndr) forse non mi sono espresso con termini giuridicamente corretti, ma non è possibile che mi costi cinque volte di più se la materia è la stessa». In poche parole, per il Ministro della Transizione Ecologica risulta del tutto «impossibile che il prezzo del gas sia aumentato di 5 volte rispetto al 2021 […] l’escalation del prezzo del gas che è attribuibile alla quotazione di un mercato di questi hub che lavorano su scambio di contratti future che sta mettendo in ginocchio tutti i Paesi europei». Per Cingolani questi prezzi alle stelle, conclude, «mettono in difficoltà centrali elettriche e raffinerie che faticano a produrre a prezzi normali»: è per questo che per il Governo occorre – e infatti sarà portato a Bruxelles come proposta italiana – un «price cap a livello europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all’ingrosso e il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico, mediante opportuna revisione delle regole di market design». Raddoppiare la capacità del Tap in Puglia, puntare su gas “italiano” – qui Cingolani critica i Governi degli ultimi 25 anni per aver disinvestito quasi totalmente da ogni estrazione nostrana – e nel medio termine «sarà necessario riempire gli stoccaggi al 90% per il prossimo inverno con 12 miliardi di metri cubi di gas».



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