La Cina ha recentemente stipulato un accordo con la Russia per la produzione di Gnl (il gas naturale liquefatto che rappresenta una delle alternative green migliori al gas tradizionale) nell’Artico. A conti fatti si tratta del più importante investimento sulla transizione energetica fatto dal governo cinese fin dal lancio, nel 2013, della nuova Via della Seta (ovvero la Belt and Road Initiative), le cui implicazioni geopolitiche iniziano a spaventare gli attori globali.



Di fatto la Cina in materia di transizione energetica, secondo l’Energy Transition Index, rappresenta il 17esimo paese (su 120) per iniziative ed investimenti, mentre continua ad essere tra i maggiori emettitori globali di Co2. In altre parole, il ruolo cinese nella transizione green è fondamentale e l’accordo con la Russia per il Gnl è un importante passo avanti, dato che circa il 60% del fabbisogno energetico della Cina è ancora soddisfatto con il carbone. La promessa, fatta dallo stesso presidente Xi Jinping, è di raggiungere il picco delle emissioni nel 2030, completando però la transizione energetica entro il 2060, più o meno in linea con gli obiettivi definiti a Parigi.



I pericoli dell’accordo Cina-Russia sul Gnl dell’Artico

Insomma, se da un lato l’accordo tra Cina e Russia per la produzione di Gnl nell’Artico rappresenta un importante passo avanti per la transizione energetica, e di conseguenza quella green, cinese e mondiale, dall’altro rappresenta anche una possibile sfida per il futuro degli equilibri geopolitici. Infatti, l’Artico rappresenta un terreno ancora piuttosto ignorato dalla politica internazionale, e specialmente da quella europea, dal quale tuttavia in futuro potrebbe dipendere il commercio mondiale.

L’Artico, insomma, con il concretizzarsi dell’accordo tra Cina e Russia per la produzione di Gnl, diventerà un punto cruciale della nuova Via della Seta, aprendo potenzialmente ad una nuova via commercio attualmente inutilizzata. L’unico baluardo strategico europeo sulla regione artica risale al 2021 e non parla, in nessuna sua parte, dei rapporti con l’attore cinese, considerando al contempo il ruolo russo nell’area “altamente problematico“. In altre parole, l’Ue non può lasciar perdere proprio ora una strategia per l’Artico, altrimenti rischia di lasciare a Cina e Russia la libera gestione di una potenziale via di commercio futura, oltre alla possibilità di sfruttare a loro piacimento le risorse che si trovano nell’area, cruciali per la transizione energetica.