INA RICONOSCE IL VESCOVO “RIBELLE”: DAL VATICANO “SODDISFAZIONE PER IL DIALOGO POSITIVO”

«Frutto positivo del dialogo tra Vaticano e Cina»: così la Santa Sede in una nota oggi 27 agosto 2024 conferma quanto scritto poco prima dalle autorità cinesi in merito al riconoscimento come “nuovo” vescovo di Tianjin di mons. Melchiorre Shi Hongzhen. Il prelato 94enne già più volte arrestato e perseguitato dalla Repubblica Popolare Cinese per non aver mai voluto aderire all’Associazione Patriottica Cattolica cinese (di fatto la “chiesa di Stato” del regime comunista), è stato finalmente riconosciuto da Pechino come vescovo ufficiale, con plauso del Vaticano nel vedere finalmente a frutto parte dell’Accordo Cina-Vaticano a breve da riconfermare.



Il prossimo 22 ottobre 2024 scade il precedente rinnovo dell’Accordo anche se già il Segretario di Stato Card. Parolin si è detto alquanto disposto a proseguire per perorare una «speranza di una presenza stabile» della Chiesa in Cina. Persecuzioni, limitazioni della libertà e ordinazioni non concordate con la Santa Sede in questi anni hanno minato il rapporto a distanza fra Xi Jinping e Papa Francesco ma qualche schiarita negli ultimi tempi si è vista, con parole di apprezzamento di entrambi i leader a vicenda. Il prossimo viaggio di Papa Francesco in Asia e Oceania (dal 2 settembre visiterà Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore) viene visto come un forte avvicinamento diplomatico e spirituale all’interlocutore cinese, probabilmente segnando i prodromi di una potenziale visita storica in Cina dal 2025.



CHI È MONS. SHI HONGHZEN, IL “NUOVO” VESCOVO DI TIANJIN ACCETTATO ANCHE DALLA CINA

«La Santa Sede apprende con soddisfazione che oggi, 27 agosto 2024, S.E. Mons. Melchiorre Shi Hongzhen viene ufficialmente riconosciuto agli effetti dell’ordinamento civile come Vescovo di Tianjin»: così comunica la Sala Stampa del Vaticano la svolta avvenuta negli scorsi giorni con l riconoscimento del presule della Municipalità di Tianjin da parte del regime di Pechino. Da Roma si aggiunge come tale decisione della Cina costituisce per l’appunto «un frutto positivo del dialogo instaurato negli anni tra la Santa Sede e il Governo cinese».



Come riporta AsiaNews, attento osservatore delle attività dei cristiani in tutto il territorio del Sud-Est asiatico, mons. Shi Honghzen è stato per anni considerato un vescovo ribelle e “clandestino”, in aperta opposizione al potere totalitario della Cina comunista. Nato nel 1929, il monsignore è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1954 e consacrato coadiutore di Tianjin il 15 giugno 1982: è dal 2019 che Shi Honghzen è succeduto a mons. Stefano Li Side come vescovo nella città di Tianjin, senza però essere riconosciuto fino ad oggi dalla Repubblica Popolare.

Tanto Li Side quanto Shi Honghzen hanno pagato la loro contrarietà all’allineamento con Pechino con carcere e in alcuni casi anche torture e vessazioni, senza per questo mai venire meno alla testimonianza di Cristo in terra cinese. Secondo la versione dell’Associazione Patriottica Cattolica, il vescovo di Tianjin avrebbe già giurato sulla Costituzione cinese promettendo di servire il Paese e la Chiesa aderendo alla «sinicizzazione del cattolicesimo in Cina”». Come ben nota però AsiaNews, molto più emblematico di mille parole retoriche e ideologiche delle autorità cinesi è la scelta fatta dal 94enne presule: «la cerimonia non si è svolta nella storica chiesa di San Giuseppe a Xikai – che è la sede della cattedrale – ma in una sala di un albergo della città». Come a dire che per lui la guida religiosa di quel popolo era già in essere da almeno 5 anni, mentre ora il “riconoscimento “ politico deve essere fatto lontano dalla chiesa dove risiede il corpo e il sangue di Gesù nel Tabernacolo.