SI RINNOVA L’ACCORDO CINA-VATICANO MA QUESTA VOLTA PER 4 ANNI: COSA CAMBIA PER PECHINO E IL PAPA

Il bicchiere può sempre essere visto come mezzo vuoto o mezzo pieno, di sicuro un dato concreto è che quel bicchiere (per il momento) non si è rotto: l’accordo Cina-Vaticano sulla nomina dei vescovi è stato rinnovato per la terza volta dopo la storica firma del 2018. Questa volta però il rinnovo è previsto per ben 4 anni e non per 2 come nelle precedenti “puntate”: si può dunque dire da un lato che non si è arrivati ad un accordo “permanente” (bicchiere mezzo vuoto), mentre di contro è pur vero che l’Accordo Cina-Vaticano è stato confermato con ulteriore dialogo prolungato tra i due Paesi (bicchiere mezzo pieno).



Papa Francesco e il regime comunista storicamente anti-cattolico continuano a parlarsi e la recente visita del Santo Padre a Singapore ha posto un ulteriore “mattoncino” verso l’obiettivo più concreto atteso nei prossimi due anni, la prima storica visita di un Pontefice in Cina. Al netto dei “sogni” e dei “desideri”, restano gli accordi più pragmatici che devono tenere conto dei (tanti) problemi ancora presenti nel difficile dialogo con un regime che ha il pieno controllo sulla CCPA, la controversa Associazione Patriottica Cattolica Cinese. Dopo il dialogo serrato degli ultimi mesi si è comunque giunti a definire un rinnovo di 4 anni all’Accordo Provvisorio tra Cina e Vaticano, come spiega il breve comunicato diffuso dalla Santa Sede: «dopo opportune consultazioni e valutazioni, hanno concordato di prorogarne la validità per un ulteriore quadriennio». Il Vaticano, con la spinta decisiva del segretario di Stato Card. Pietro Parolin, rimane intenzionata a proseguire il dialogo con Pechino rispettando gli aspetti costruttivi della Chiesa cinese, affinché si sviluppino delle piene reazioni bilaterali «per il bene della Chiesa Cattolica e di tutto il popolo cinese».



LE NOMINE, GLI SCONTRI E I TIMORI: GLI SCENARI DOPO L’ACCORDO CINA-VATICANO

Nel messaggio diffuso durante la Pontificia Università Urbaniana lo scorso maggio 2024, Papa Francesco si soffermò sulla centralità del Concilio Sinense del 1924 che per la prima volta trovò un punto di unione tra la Cina e la Chiesa di Cristo: in quel video, il Santo Padre sottolineò più volte la centralità della fede testimoniata dai cattolici cinesi pur nelle grandi difficoltà storiche, «nella loro testimonianza danno un contributo reale all’armonia della convivenza sociale, alla edificazione della casa comune». Seguì poi la Lettera ai Cattolici cinesi del 2007 di Benedetto XVI e poi appunto il primo Accordo Cina-Vaticano del 2018, rinnovato poi nel 2020 e nel 2022.



Il rapporto esiste e permane, le difficoltà purtroppo anche: persecuzioni ignobili contro la libertà di fede e di parola, “sgarbi” istituzionali con nomine episcopali non sempre eseguite nei termini dell’Accordo “segreto” (il testo originale infatti non è mai stato rivelato, ndr) ed effettive persecuzioni contro preti, laici e diaconi. «Il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà»: così Papa Francesco aveva spiegato di ritorno dal recente viaggio in Asia, confermando la buona riuscita del nuovo Accordo ma ribadendo che si tratta di un percorso ancora tutto da raggiungere nel medio-lungo periodo. La nomina e l’effettiva comunione gerarchica con Papa Francesco dei vari vescovi cinesi è sicuramente un primo importante passo a cui però dovrà essere dato seguito nell’effettiva libertà della Chiesa dal Governo di Pechino: su questo il timore è che gli sforzi vaticani non bastino, ma occorra una svolta “liberale” di un regime che al momento non sembra averne la minima intenzione.

Da Hong Kong (prima dell’invasione “bianca” della polizia di Pechino) a Taiwan, le critiche e i timori per i rapporti rinnovati tra Chiesa e Vaticano si sono susseguiti in questi mesi: a livello diplomatico, da Taipei viene ribadito che il legittimare le relazioni con la Cina di Xi Jinping rischia di porre ancora più in isolamento situazioni come Taiwan che teme di subire un’ingente invasione da qui a qualche mese. Il Vaticano punta al bene della Chiesa e alla libertà, ove possibile, dei propri fedeli, ma è conscia delle problematiche presenti in terra cinese sui capisaldi come libertà, autonomia e indipendenza. L’Accordo Provvisorio Cina-Vaticano è un primo passo, ma non può (e non è infatti così considerato dalla stessa Chiesa) essere l’ultimo.