Pronto l’accordo Israele-Hamas che definisce principalmente le tre condizioni primarie per stabilire una tregua a Gaza, con nuove forniture di aiuti umanitari e la liberazione degli ostaggi con scambio di detenuti palestinesi. Secondo gli Usa, come ha confermato un alto funzionario ai giornalisti mercoledì, la probabilità che il nuovo documento sarà approvato da entrambe le parti è al 90%, tuttavia restano ancora alcune questioni da risolvere. Uno dei punti cruciali è relativo al ritiro delle truppe israeliane dal corridoio Philadelphi, un’area densamente popolata che divide la striscia di Gaza dall’Egitto. Questa, secondo fonti Usa, era stata una delle condizioni imposte da Hamas che avevano fatto fallire l’accordo precedente.



La possibilità infatti era stata respinta da Netanyahu, anche se, potrebbe aprirsi uno spiraglio con l’accettazione di un compromesso che prevede di ridurre la presenza israeliana in modo significativo, ma solo nella seconda fase della tregua. Il problema relativo a questa area, secondo il governo Netanyahu è che lasciare il controllo del corridoio significherebbe riaprire i canali di traffico clandestino di armi e munizioni per Hamas, che passano da tunnel sotterranei, e per questo mettere in pericolo la sicurezza di Israele.



Accordo Israele-Hamas per tregua a Gaza, funzionario Usa ammette: “Non viene menzionato il ritiro dell’Idf da Corridoio Philadelphi”

Il nuovo accordo Israele e Hamas per la tregua a Gaza, mediato dagli Usa per consentire un cessate il fuoco, l’ingresso di aiuti ai civili palestinesi e la liberazione degli ostaggi, è vicino ad una conclusione. Secondo il funzionario Usa che ha riferito ai giornalisti che l’accettazione di entrambe le parti è ormai definita al 90%, resterebbero solo alcune questioni da risolvere in merito. Riguardano principalmente lo scambio tra rapiti israeliani e detenuti e il ritiro dell’Idf dal corridoio Philadelphi.



Il primo problema è che secondo il documento dovrebbero essere rilasciati dalle prigioni 800 palestinesi tra i quali anche terroristi colpevoli di aver ucciso civili e condannati all’ergastolo. Il secondo è proprio il controllo della zona critica tra Egitto e Gaza che Netanyahu non intende abbandonare.  Per il resto, 14 punti su 18 sarebbero invece stati accettati, e tra questi tre fasi distinte di tregua, una iniziale di 42 giorni poi prorogabili alle stesse condizioni. Infine, una terza fase che prevede lo stop delle operazioni con il ritiro dell’esercito israeliano. Per tutta la durata dell’accordo si dovranno mantenere i colloqui al fine della valutazione del rispetto delle condizioni che poi porterebbero al termine del conflitto.