ACCORDO ITALIA-UCRAINA: COSA PREVEDE E QUANTO DURERÀ
Da giorni sta facendo piuttosto discutere la politica italiana (e non solo) l’accordo Italia-Ucraina siglato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il Presidente Volodymyr Zelensky nel recente viaggio a Kiev per il vertice G7. Un’intesa della durata di ben 10 anni che impegni l’Italia alla «collaborazione immediata e rafforzata» con un meccanismo di risposta entro 24 ore qualora ci fossero nuovi attacchi dalla Russia contro l’Ucraina: siglato nel secondo anniversario dall’inizio della guerra nel Donbass, gli impegni presi da Meloni con Zelensky – senza passare per il momento da un voto parlamentare – riguardano diversi ambiti di cooperazione, dalla difesa all’economia fino alle infrastrutture critiche ed energetiche, per finire con sostegno umanitario, scambio su cybersecurity e intelligence e ricostruzione post-bellica.
L’accordo Italia-Ucraina si inserisce nell’alveo dei tanti altri accordi siglati da Kiev in questi mesi, con nell’ordine sparo Germania, Francia, Danimarca, Uk e Canada: «È l’attuazione di quanto deciso a margine del vertice Nato di luglio a Vilnius, per dare vita a una serie di intese bilaterali che di fatto avvicinano ulteriormente Kiev all’Alleanza atlantica», spiega il focus di SkyTG24 dopo l’intesa pre-G7 tra Meloni e Zelensky. Come ha chiarito Palazzo Chigi citando uno dei 20 articoli in cui consta l’accordo Italia-Ucraina, l’attuazione dell’intesa sulle garanzie di sicurezza non comporta spese extra: «saranno coperte dalle due parti in accordo on il budget ordinario disponibile, senza alcun costo aggiuntivo per il bilancio dell’Italia e dell’Ucraina».
«Continuiamo a sostenere l’Ucraina in quello che io ho sempre ritenuto il giusto diritto del suo popolo a difendersi»: così la Premier Meloni ha commentato la firma degli accordi sulla sicurezza tra Roma e Kiev alla vigilia del G7, aggiungendo come tale intesa presuppone «necessariamente anche il sostegno militare, perché confondere la tanto sbandierata parola pace con la resa come fanno alcuni strumentalmente è un approccio ipocrita che noi non condivideremo mai. Il messaggio a Zelensky e a tutto il popolo ucraino è che non sono soli. L’Ucraina sta combattendo con tutta l’Europa, per tutta l’Europa, e vi saremo accanto per tutto il tempo necessario».
I DETTAGLI (ANCHE “OPACHI”) DELL’ACCORDO MELONI-ZELENSKY: NIENTE VOTO IN PARLAMENTO E RISPOSTA “AUTOMATICA” AGLI ATTACCHI DELLA RUSSIA
Secondo quanto però filtra da giorni sull’intesa raggiunta tra Meloni e Zelensky, in particolare modo le fonti oggi riportate dal “Fatto Quotidiano” in prima pagina, non tutti gli elementi dell’accordo Italia-Ucraina sono chiari, lasciando perciò alcune aree ancora tutte da definire che i detrattori già definiscono come «opache». In primo luogo, si contesta che l’accordo sia stato siglato senza passare da un voto preventivo in Parlamento: resta da attendere se sarà poi sottoposto nei prossimi mesi al vaglio di Camera e Senato. Nell’accordo di cooperazione nel campo della sicurezza tra Ucraina e Italia si legge poi – sul punto chiave – che in caso di un futuro attacco armato da parte della Russia contro Kiev, «l’Italia e l’Ucraina si consulteranno entro 24 ore per determinare le misure e le opportune misure successive necessarie per contrastare o contenere l’aggressione».
L’intesa insomma prevede che i due Paesi «lavoreranno insieme e con altri partner per garantire la capacità delle forze di sicurezza e di difesa dell’Ucraina di ripristinare completamente l’integrità territoriale all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale e di aumentare la resilienza affinché sia sufficiente a scoraggiare e difendersi da futuri attacchi e coercizioni», si legge nelle carte dell’intesa. «Intervento rapido, opacità sulle armi ed esercitazioni»: questi i “segreti” del patto con l’Ucraina denunciati dal “Fatto”, in particolare modo gli addestramenti previsti sul suolo ucraino e i circa 2 miliardi di aiuti extra per le armi (senza però dettagli eventuali sui missili). Sull’invio di nuovi pacchetti di aiuti in Ucraina, le due parti si aggiorneranno nel 2024 in merito a «consultazioni tra i partecipanti e tenendo conto delle esigenze dell’Ucraina»: non viene dunque citato un criterio chiaro per l’invio di aiuti o armi, mentre è ancora più incerto la parte sull’invio di aiuti militari in caso di attacco. Secondo il “Fatto” l’accordo vincola per 10 anni l’Italia ad una sorta di “articolo 5” della Nato (secondo cui tutti i Paesi alleati devono intervenire in aiuto in caso di attacchi contro uno Stato membro): «il patto potrebbe essere un grimaldello per far passare come obbligatorie delle decisioni che non lo sono. Aumentare le spese militari fino al 2% del Pil non è scritto in nessun accordo ma è stato solo detto in una dichiarazione: eppure ormai è un mantra di cui parlano tutti», commenta al “Fatto Quotidiano” Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Pace e Disarmo. Resta dunque da capire, specie sul fronte dell’intervento di “aiuto in caso di attacco” se significhi direttamente che l’Italia è chiamata in guerra a fianco dell’Ucraina in caso di offensiva russa: urge un chiarimento, quantomeno di natura formale e logistica in merito all’accordo appena siglato.