L’incremento della partecipazione in Prosiebensat non è l’unica attività “straordinaria” che ha visto coinvolta Mediaset nelle ultime settimane. Qualche giorno fa Huawei ha dato grande risalto all’accordo con Mediaset che ha scelto l’azienda cinese per creare una “nuova piattaforma per l’ingestione, la produzione e la distribuzione di contenuti video”. È comprensibile che Huawei dia il massimo risalto alla notizia. Mediaset è la principale società televisiva privata in Italia, controlla saldamente una delle principali in Spagna ed è l’azionista di maggioranza relativa della principale emittente tedesca.



È di dominio pubblico lo scontro in atto su Huawei e in particolare sulla sua tecnologia sul 5g. Gli Stati Uniti hanno detto a più riprese, da anni e in tutti i modi possibili e immaginabili, di non ritenere compatibile un’alleanza strategica vera con l’affidamento all’azienda cinese della costruzione della rete 5g. Una tecnologia che si appresta a diventare strategica e su cui passano i dati di tutti. Il confronto tra Stati Uniti e Cina si fa sempre più aspro e ormai si parla apertamente di nuova Guerra fredda. Non si possono firmare accordi strategici con la Cina e pensare di rimanere alleati con gli Stati Uniti, che condividono l’intelligence, come se non fosse successo niente. Ancora di più quando questi “accordi strategici” prendono la forma di investimenti miliardari per un’infrastruttura che non si può disdire e che rimarrà posata per decenni.



È vero che Mediaset è un’azienda privata e non è un Governo, ma è altrettanto vero che è un’azienda particolare sia per il contenuto dei suoi “prodotti”, politico e di diffusione su milioni di “spettatori”, sia per l’importanza politica del suo azionista di maggioranza. Abbiamo già avuto modo di commentare la “stranezza” delle centinaia di milioni di euro spesi per “scalare” Prosiebensat in una fase economica terrificante come questa e soprattutto il silenzio incredibile che viene dal sistema Paese tedesco. Un’operazione che è semplicemente impensabile senza un silenzio assenso della politica a qualsiasi latitudine che non sia quella italiana.



La partnership difficilmente può essere gradita al partner americano sia per la delicatezza dell’attività di Mediaset, sia per la circostanza particolare in cui avviene. In sostanza è un endorsement a Huawei come provider “neutrale” di servizi in una fase di crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti in cui i secondi avvisano gli alleati in tutti i modi possibili che certi avvicinamenti non sono più possibili se si vuole salvare l’alleanza. Sappiamo però che Huawei non è “neutrale”. Sicuramente non viene percepita in questo modo dal nostro vero partner strategico degli ultimi 70 anni e che oggi assiste basito alla giravolta italiana nel momento di massimo bisogno, e cioè quando gli alleati leali dovrebbero serrare i ranghi.

In Europa la Cina passa dalla Germania molto più che dalla Francia. È la Germania che insiste sul 5G e che ha stretto rapporti economici infinitamente più contigui di quelli italiani avendo avuto l’accortezza di evitare imbarazzantissime passerelle come quelle incredibili offerte dall’Italia in occasione della firma della Via della seta.

La “collocazione” di Mediaset in un particolare alveo europeo sembra quindi prendere forza. Un ambito europeo che ci porta inevitabilmente in collisione con l’alleato americano e sicuramente nelle braccia dell'”amico” cinese. La Cina rimane, giusto per essere chiari, una dittatura che ha costruito la sua forza economica con una competizione discutibile che ha distrutto aziende europee e anche italiane. In questo scenario l’Europa ha dimostrato, in modo conclamato, di non poter neanche accarezzare l’idea di essere “terza” e autonoma nello scontro tra Cina e Usa. Oggi per l’euro e l’Europa tutte le opzioni sono sul tavolo e questo basta per comprendere lo stato di salute delle ambizioni “europee”.

I partiti americani e cinese/alleati in Italia è trasversale anche nell’opposizione. Le parole e i grandi proclami di alleanza atlantica oggi non contano niente. Anzi, alimentano solo i sospetti e sicuramente gli attestati di inaffidabilità in una fase in cui contano solo i fatti come dimostrano le tensioni tra Stati Uniti e Gran Bretagna proprio sul 5g. Sappiamo che non moriremo “europei”. Vorremmo però evitare di morire “cinesi” o ancora peggio controllati dalla polizia cinese. Nel caso ci piacerebbe quanto meno avere voce in capitolo perché a parti inverse questo articolo non sarebbe pubblico ma condannato a una samizdat cartacea.

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