Dopo un lungo periodo di accordi Stellantis finalmente giunge al termine e inizia ufficialmente la sua partnership con Leapmotor International. In occasione di una conferenza tenutasi in Cina, il CEO del gruppo olandese Carlos Tavares ha spiegato i dettagli della collaborazione.

L’obiettivo è quello di esportare e commercializzare in gran parte dei paesi europei, le auto elettriche cinesi che vengono prodotte da Leapmotor. A partire dal mese di settembre 2024 la Joint Venture darà i suoi primi frutti: produzione ed esportazione in be novi paesi europei (Italia inclusa).



L’accordo Stellantis e la Joint Venture Leapmotor

Saranno ben 200 i concessionari che dal mese di settembre ospiteranno le auto elettriche nate dalla collaborazione (oramai conclusa) tra Stellantis e Leapmotor. Tra quelli già confermati rientrano gli autosaloni della Francia, del Belgio, del Portogallo, della Spagna e dell’Italia.



Le idee e gli obiettivi dell’amministratore delegato del gruppo Stellantis sono chiari: dopo la produzione e l’esportazione dalla Cina ai paesi europei, i veicoli elettrificati sbarcheranno nel Sud America, in Brasile, in Cile, in Medio Oriente, in Africa e per concludere nell’Asia Pacifica e in India.

Per Tavares la collaborazione con Leapmotor non può che comportare dei vantaggi economici e di brand. Il primo ostacolo che il CEO Stellantis crede di abbattere è il prezzo di lancio dei veicoli elettrici. Gli automobilisti sono alla costante ricerca di incentivi che possano convincerli a passare all’elettrico.



Leapmotor è in grado di garantire una maggior accessibilità a prezzi inferiori rispetto a quelli della concorrenza, oltre che favorire il raggiungimento della nota “neutralità carbonica” che potrebbe avere affetto a partire dal 2038.

Poche possibilità di produzione

L’Italia (che potrebbe trarne un vantaggio economico molto importante) sarebbe disposta ad ospitare negli stabilimenti Stellantis del territorio la produzione delle vetture elettriche cinesi a carico della Joint Venture Leapmotor.

Il dubbio resta a Carlo Tavares che per produrre in Italia deve verificare la sostenibilità economica, dato che in Cina sarebbe meno costoso e ci sarebbe più margine di introiti.