Dopo oltre 200 giorni (205, per l’esattezza) di guerra quasi ininterrotta sembra che Israele e Hamas siano più che mai vicini ad un accordo per una nuova tregua, che dovrebbe portare alla liberazione di tutti gli ostaggi rimasti in mano alle forze di resistenza palestinesi e (soprattutto) ad un cessate il fuoco più o meno permanente che ritarderà l’ingresso dell’IDF nella città di Rafah. Proprio attorno a questa missione, che secondo l’esercito e il governo di Israele dovrebbe porre fine alla guerra, si stanno concentrando gli sforzi internazionali per arrivare ad una tregua ed evitare che per eliminare gli ultimi quattro battaglioni di Hamas si rada completamente al suolo la Striscia di Gaza.



Facendo un passo indietro al (per ora presunto) accordo, tutto è partito su spinta dell’Egitto e del Qatar, preoccupato più di ogni altro attore internazionale dell’ingresso a Rafah, che dopo una prima fase di trattative con Tel Aviv ha chiuso una prima bozza, inviata proprio nella giornata di oggi agli esponenti del movimento terroristico. Da Hamas fanno sapere (una fonte anonima citata da Ansa) che l’accordo proposto per la tregua “non ha grossi problemi” con le richieste e i contenuti, seppur si lasci sempre aperta l’ipotesi di “nuovi ostacoli da parte di Israele”.



Quali sono i contenuti della tregua Israele-Hamas: “Ostaggi, ritorno a Nord e Corridoio Netzarim”

Insomma, per ora è ancora presto per parlare del raggiungimento ufficiale di un accordo che apra nei prossimi giorni ad una tregua, ma secondo lo stesso funzionario di Hamas “l’atmosfera è positiva” e Israele si è dimostrato piuttosto aperto al dialogo. Un’ufficializzazione si dovrebbe avere non prima di domani, quando i delegati dei terroristi palestinesi verranno ricevuti al Cairo, dove daranno una risposta definitiva ai mediatori e (ipoteticamente) avanzeranno le loro proposte.



Ignoto anche quale sia l’effettivo contenuto dell’accordo, ma è certo che la premura di Tel Aviv (nonché unica moneta di scambio per cessare il fuoco) si è concentrata attorno alla liberazione degli ostaggi. Israele per interrompere la sua invasione e concedere la tregua dovrà ricevere indietro 33 ostaggi tra uomini, donne e bambini, pari al numero di israeliani che si crede (o teme) siano ancora vivi dei 133 tecnicamente in mano ad Hamas. Similmente, Tel Aviv avrebbe aperto anche al rientro dei palestinesi nel Nord della Striscia rompendo le linee sul Corridoio Netzarim (che taglia a metà il territorio palestinese).