Alle 23.50, dopo un lungo stallo e una trattativa che pareva infruttuosa, è arrivata in Consiglio europeo straordinario l’intesa sullo stop al petrolio russo. Si prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all’Ue via mare, mentre lo stop al greggio trasportato attraverso l’oleodotto Druzhba viene rinviato. Una soluzione che consente di evitare l’opposizione dell’Ungheria. L’accordo è parte del sesto pacchetto di sanzioni anti-russe, ancora in via di definizione.
Nel frattempo l’Italia, insieme a Spagna e Portogallo, ha ottenuto il sostanziale via libera alla possibilità di introdurre temporanei tetti ai prezzi del gas. “La difficoltà a raggiungere un’intesa sul sesto pacchetto di sanzioni (che verrà approvato solo dopo il Consiglio europeo, ndr) testimonia le profonde differenze esistenti tra i 27 Paesi membri dell’Ue rispetto all’approvvigionamento energetico. E al di là di queste differenze è anche indicativa di un oggettivo impedimento a fare a meno del gas e del petrolio russi”, ci dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
Sembrava che per Berlino fosse cruciale evitare l’embargo sul gas, ma a quanto pare anche il petrolio russo è importante.
La Germania importa dalla Russia circa la metà del gas, con una dipendenza simile, quindi, a quella dell’Italia, mentre per quanto riguarda il petrolio il nostro import da Mosca è vicino al 10% e quello tedesco è superiore al 35%. Ciò in virtù anche del diverso collocamento geografico e della presenza di raffinerie sul nostro territorio che consentono una maggior diversificazione, mentre la Germania ha un sistema di approvvigionamento molto più rigido. Anche questo spiega l’ostacolo posto da Berlino a questo pacchetto di sanzioni.
Alla fine sembra che sulle sanzioni sia più forte la Russia rispetto all’Europa.
Siamo finiti in un contesto tragico di guerra che vede l’Europa sul fronte opposto rispetto a quello che è il suo principale fornitore energetico, nonché il più affidabile, considerando che anche in questi mesi i flussi di gas e petrolio non sono mancati. La Russia è quindi in una posizione di forza e sta tra l’altro usufruendo di prezzi energetici che sono enormemente cresciuti negli ultimi mesi. Tuttavia, non è nel suo interesse che questa situazione si protragga, perché l’alternativa nel lungo termine è smettere di vendere gas e petrolio all’Europa e trovare altri mercati di sbocco. Se si dovesse arrivare a un cessate il fuoco, quello delle sanzioni sarà con tutta probabilità uno dei temi che verrà messo sul tavolo da parte di Mosca.
L’Ue sembra aver raggiunto anche un’intesa per arrivare a fissare un tetto emergenziale al prezzo del gas: una notizia positiva?
Sì, anche se è pur sempre qualcosa che va contro le regole e la libertà del mercato. È senz’altro una decisione difficile, ma siamo in una situazione di guerra, il nostro principale fornitore energetico ci vede come Paesi ostili perché inviamo armi che vengono usate contro di lui, e il tetto al prezzo del gas porterà dei benefici per l’economia europea. Sarà comunque un livello doppio o triplo rispetto ai prezzi normali degli ultimi anni, perciò non danneggerà più di tanto Gazprom.
Il prezzo del gas varia durante l’anno anche in base a fattori stagionali. Dovrà variare anche il tetto?
Verrà fissato un prezzo massimo, vedremo se si deciderà o meno di farlo variare. Credo che il tetto verrà stabilito in vista dell’inverno, guardando le quotazioni storiche, i prezzi di importazione dagli Stati Uniti, i costi di produzione in Europa, in particolare nel Mare del Nord, e una serie di altri fattori. Credo che siano tutte azioni dovute che comunque porteranno benefici alla nostra economia che è sostanzialmente di guerra.
Dunque una mossa che può aiutare l’economia che, come mostrato da dati e stime previsionali, sta pagando un caro prezzo a questa situazione.
Sì, di fatto il tetto al prezzo del gas è quasi totalmente motivato dalla necessità di dare un sollievo all’economia europea: sapere che c’è un livello massimo oltre il quale non salirà è qualcosa di positivo. Ovviamente un’altra importante ragione che giustifica il fatto di imporre un tetto al prezzo del gas è quella di limitare gli introiti per la Russia o per i Paesi europei come la Norvegia che stanno scandalosamente ottenendo grandi profitti in questo frangente.
Andrebbe messo un tetto anche al prezzo del GNL con cui si sta cercando di sostituire il gas russo?
Sembra molto difficile fissare un tetto solo per l’importazione via tubo e non per il GNL che arriva via mare. Anche se c’è da dire che se venisse fissato un limite si potrebbe correre il rischio che il gas liquefatto venga trasportato in Asia nel caso lì venisse pagato di più. Dunque bisognerà capire bene come muoversi su questo fronte. Non sarebbe certo male se fossero gli stessi Stati Uniti, che ci stanno aiutando a renderci meno energeticamente dipendenti dalla Russia, a fissare un tetto massimo per il GNL, ma si tratta di un’operazione molto difficile da attuare, considerando che Biden non ha alcun potere sulle decisioni degli esportatori di gas liquefatto.
(Lorenzo Torrisi)
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