Dopo 12 ore di dibattito acceso, di trattative complicate e dopo aver sfiorato l’ennesimo disaccordo, i 27 paesi Ue hanno trovato sul filo di lana, nella notte fra giovedì e venerdì, l’intesa per dare mandato alla Commissione europea affinché «sottometta loro urgentemente concrete decisioni» in modo da alleviare l’impatto economico della crisi energetica. Le proposte spaziano dal meccanismo di correzione del prezzo del gas sul mercato, da usare nelle situazioni di emergenza e in via temporanea, a un sistema di acquisti in comune di idrocarburi; da un nuovo indice che fissi il prezzo del gas, tale da sostituire quello del Ttf, entro inizio 2023 al limite al prezzo del gas usato per produrre elettricità.



Confermati i 40 miliardi di fondi di coesione non utilizzati che andranno a sostegno delle imprese per far fronte all’emergenza. Al termine della maratona del Consiglio europeo, il premier uscente, Mario Draghi, ha chiosato: “E’ andata bene. Accolte tutte le proposte dell’Italia”. Un successo, dunque, per Draghi, per l’Italia e per l’intera Ue? “E’ solo un simil-accordo. Nessuno dei punti raggiunti nel Consiglio europeo ha sinora avuto effetti e penso che non ne avrà, certamente non in tempi brevi – risponde Alberto Clò, già ministro dell’Industria nel governo Dini e dal 1984 direttore della rivista “Energia” –. La politica non ha ottenuto niente. Avremo bollette più basse grazie ai fondamentali di mercato”.



Partiamo dal Consiglio europeo. Secondo lei, sull’energia i 27 paesi Ue hanno trovato un buon accordo al fotofinish o un compromesso scritto con un linguaggio un po’ ambiguo?

Né l’uno, né l’altro. A mio avviso, non si può parlare di accordo, perché è un simil-accordo, che non ha alcun contenuto operativo. Tutti i punti che dice di affrontare non sono stati ancora definiti.

Eppure si parla di price cap dinamico, di acquisti in comune di idrocarburi, di un nuovo indice alternativo al Ttf che fissi il tetto del gas. carne al fuoco ce n’è, non crede?

Su alcuni di questi punti si dice che devono ancora essere fatte le analisi costi/benefici o le valutazioni di impatto. Il che sta a significar che sono state avanzate proposte senza aver contezza di quello che ne sarebbe dovuto derivare.



Entrando brevemente nel merito, che cosa non la convince?

Prendiamo, per esempio, il punto relativo all’acquisto congiunto volontario di gas: la piattaforma è tutta da costruire. Nei mesi scorsi abbiamo assistito alla corsa forsennata di tutti i paesi europei ad acquistare gas da mettere nelle scorte. Lo si fosse acquistato insieme si sarebbe evitata una concorrenza interna che ha fatto esplodere i prezzi.

Altre perplessità?

Il nuovo riferimento complementare per la quotazione del gas? Non se ne sa nulla, è tutto così indefinito. Il corridoio dinamico dei prezzi? Non se ne sa nulla. E poi, un tetto al prezzo del gas non all’importazione, come è sempre stato detto e chiesto, ma al consumo finale, come ha fatto la Spagna, e la differenza andrà coperta dai singoli Stati. Non c’è un punto su cui si avranno a breve effetti concreti.

Draghi in conferenza stampa ha però dichiarato: “Il piano Ue sul gas accoglie tutte le nostre proposte”. E’ un successo politico del nostro premier uscente?

No, non si può parlare di successo, per i motivi che ho appena spiegato.

Draghi ha anche aggiunto che “a breve si pagheranno bollette pi basse”. Sarà davvero così?

Noi avremo bollette più basse non grazie alla politica, ma grazie ai mercati.

Perché?

Per il semplice fatto che a fine agosto i prezzi del gas all’ingrosso sulla piattaforma italiana Psv sono crollati dell’80%. Una caduta che non ha niente a che fare con il simil-accordo di ieri e di cui si parlava da mesi.

Come si spiega allora questo crollo?

Innanzitutto con il fatto che in Europa c’è adesso un buon equilibrio tra domanda e offerta di gas. Altro sarà poi vedere che cosa succederà in inverno. In secondo luogo, conta il riempimento degli stoccaggi. Infine, è venuta meno la pressione al rialzo dei prezzi come effetto degli acquisti massicci di scorte.

E quando ne vedremo gli effetti sulle bollette?

Con questa caduta dei prezzi, le tariffe e i prezzi tutelati si ridurranno tra fine 2022 e inizio 2023.

Quindi non si può dire che la politica abbia imboccato la strada che può portarci fuori dall’emergenza gas?

Ripeto: non la politica è stata in grado di ridurre i prezzi, ma i fondamentali di mercato: dal lato dell’offerta, si è sostituito il gas russo, la cui dipendenza è calata dall’iniziale 40% all’attuale 7%; dal lato della domanda, la distruzione dei consumi legati alla deindustrializzazione del paese, come ha ricordato in questi giorni il Financial Times. Ci sono intere filiere produttive che stanno chiudendo.

Sul prezzo dell’elettricità sganciato da quello del gas si sono fatti passi avanti?

Anche su questo punto non si è deciso niente. Il marginal price resta ancora in piedi.

Dal punto di vista dei consumi di energia, che inverno passeremo? Siamo attrezzati per affrontarlo?

Dipenderà soprattutto dalle condizioni climatiche. Le scorte ci sono, smmai si tratterà di vedere quante ce ne saranno al termine della stagione: si verificasse a marzo-aprile una coda di freddo ritardato potremmo avere dei problemi in ottica inverno 2023-2024.

Intanto 5 milioni di italiani hanno saltato almeno un pagamento della bolletta di luce e gas. Come il nuovo governo potrà aiutare famiglie e imprese?

Non vanno varate nuove misure di sostegno a pioggia, in modo indistinto. Il governo Draghi ha finora stanziato 62 miliardi, tutti a debito. Non aggiungerei altro debito, perché questi contributi che abbassano i prezzi implicitamente favoriscono un aumento dei consumi, quindi delle importazioni. Meglio sarebbe sussidiare il risparmio energetico. E speriamo di non ritrovarci nelle condizioni di dover arrivare a forme di razionamento. In tal senso, sarebbe il caso di precisare a chi spettino i controlli per rispettare le scadenze temporali di accensione degli impianti a inizio e fine inverno.

(Marco Biscella)

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