L’amministrazione Biden, per quanto riguarda la politica estera, verrà molto probabilmente ricordata come una delle più disastrose della storia americana, anche per le conseguenze che arrecherà all’Europa. Le ambiguità, ci ha spiegato Rony Hamaui, da noi intervistato, docente dell’Università Cattolica di Milano, esperto di geopolitica e di finanza islamica, “sono molteplici, non si capisce mai da che parte gli Stati Uniti vogliano andare. Lo vediamo in Ucraina, lo vediamo in Medio Oriente, con l’Iran e adesso anche con il Qatar”. Hamaui si riferisce all’annuncio, sbandierato da Biden dopo la visita alla Casa Bianca dell’emiro del Qatar, di designare il paese arabo come uno dei principali alleati degli Usa “non facenti parte della Nato”. A parte il fatto che il Qatar è il principale sponsor del terrorismo jihadista, il motivo sottinteso di questa “rinnovata amicizia” sarebbe un accordo per la fornitura di gas all’Europa in vista del possibile blocco di quello russo. “Quello che non è chiaro in queste dichiarazioni è che un accordo di questo tipo con il Qatar non significa che domani in Europa avremo il loro gas e quindi potremo fare a meno di quello russo. Non funziona così. Ne pagheremo noi le conseguenze. In America hanno tutto il gas che vogliono, mentre noi potremmo morire dal freddo: dobbiamo pagarlo quattro volte tanto e non sappiamo se riusciremo a tirare fino alla primavera”. Tutto questo per gli interessi americani contro la Russia.
Cosa pensa di questo accordo tra Stati Uniti e Qatar?
Chiariamo subito alcune cose. I fatti stanno diversamente da come li sta riportando la stampa mondiale, che tende sempre a ridurre quanto accade al sensazionalismo.
Ci spieghi.
La realtà degli accordi presi è che il Qatar aiuterebbe gli Usa a persuadere e convincere gli acquirenti del suo gas a dirottarlo dalle rotte asiatiche a quelle europee. Però è una cosa molto più sfumata e indiretta.
In che senso?
Prima di avere il gas in Europa c’è una catena più lunga e più difficile di effetti. Il Qatar, come tutti i produttori di energia, ha dei contratti a lungo termine con una serie di clienti e non ha capacità infinite di produzione, non possono cioè estrarre molto altro gas da vendere all’Europa. Possono semplicemente, sulla base della convenienza economica, cosa che peraltro sta già succedendo, convincere una serie di trader a muovere quel petrolio e quel gas che già viaggia per dirottarlo verso l’Europa. Cosa che fanno anche volentieri, perché i prezzi oggi in Europa sono il doppio di quelli dei paesi del resto del mondo.
Quindi sarebbe un interesse reciproco, è così?
Sì, ma attenzione, perché un po’ per questioni giornalistiche e un po’ per ragioni politiche si tende a enfatizzare queste notizie in modo leggermente distorto. Non è che adesso siamo a posto. Non significa che, se domani gli Usa metteranno al bando la Russia, riceveremo il gas che ci serve dal Qatar. Assolutamente no, non è così semplice.
Potrebbe essere comunque una sorta di minaccia a lungo termine nei confronti di Mosca?
Sì, però non possiamo disinteressarci completamente di Mosca, per i motivi che dicevo. Nel medio e lungo periodo possiamo cercare di stipulare più contratti che possiamo di acquisto di gas con il Qatar e poi portarlo in Europa. Ma se domani gli Usa decidessero di fare un embargo totale sulla Russia, chi ne subirebbe le maggiori conseguenze saremmo noi europei. Questo avvicinamento nel breve periodo non ci aiuterà granché.
Allora perché annunciare questa grande amicizia con un paese come il Qatar?
E’ chiaro che i motivi alla base sono sostanzialmente quelli energetici. Ma non dimentichiamo che non abbiamo un gasdotto che ci porta il gas dal Qatar all’Europa, bisogna trasportarlo via nave per portarlo qui. E poi ricordo che in Italia, in seguito alle proteste degli ambientalisti, non abbiamo i gassificatori. Che ci sia un dato politico di avvicinamento degli Usa con il Qatar ci sta, ma non dimentichiamo che l’America è sempre stata con Doha in ottimi rapporti, perché in Qatar è attiva la più grande base militare americana di tutto il Medio Oriente.
E tutto questo cosa comporta nei rapporti con l’Arabia Saudita?
L’amministrazione Trump era molto decisa, vedeva tutto in bianco e nero. Dicevano: il nemico è l’Iran, che lo è anche per l’Arabia Saudita, quindi i nemici dei nostri nemici sono nostri amici. L’amministrazione Biden è molto più confusa, spesso non si capisce cosa faccia, certamente non vedono le cose in bianco e nero come Trump. Tengono i piedi in tante scarpe, anche con lo stesso Iran, da una parte trattano e dall’altra non riescono a chiudere.
Incapacità o strategia politica?
I rapporti con l’Arabia Saudita si sono decisamente raffreddati, da qui nasce il tentativo di stringere con il Qatar. Una situazione molto ambivalente, a essere generosi. Questa amministrazione dal punto di vista internazionale è pasticciona, il modo in cui sta gestendo la crisi in Ucraina è di difficile comprensione.
Perché?
Onestamente non si riesce a capire cosa gli Usa vogliano. Da una parte, usano toni di guerra; dall’altra parte, trattano. Anche in Medio Oriente mi sembra facciano confusione. Trump potrà non essere piaciuto, però bisogna riconoscergli una coerenza di visione. Con gli accordi di Abramo, per esempio, era riuscito a rompere l’isolamento di Israele, e non solo. Biden non si capisce dove voglia andare a parare.
C’è poi il fatto che il Qatar sovvenziona lo jihadismo. Non è un problema da poco, non crede?
Ma anche con l’Egitto gli Usa si comportano in maniera del tutto ambigua. La scorsa settimana hanno annunciato il blocco di una commessa da 300 milioni di dollari di armi perché l’Egitto sarebbe un paese che non rispetta i diritti i umani. Peccato che solo un mese fa siano stati forniti aiuti per un miliardo di dollari, quindi che senso ha bloccare 300 milioni? O blocchi tutti gli aiuti, perché è un regime dittatoriale, oppure continui ad aiutarlo come prima. Ecco un’altra ambiguità di Biden.
(Paolo Vites)
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