Si è aperta una nuova era fra Turchia e Stati Uniti: a dire così è nientemeno che Recep Tayyip Erdogan, fino a ieri quasi sull’orlo del conflitto con gli Usa. La dichiarazione ha fatto capolino dopo l’accordo tra i due paesi per la liberazione del giovane pastore protestante americano Andrew Bruston, da tempo in galera in Turchia accusato di far parte dell’organizzazione che fa a capo a Fetullah Gülen, da tempo fuggito negli Stati Uniti e accusato di essere stato la mente del fallito colpo di stato del 2016. Come ci ha spiegato il generale Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation (Ndcf), “siamo davanti a due persone e due pesi diversi. Brunson è quasi un ragazzino, Gülen è un miliardario anziano con un grosso peso politico. L’America non lo restituirà mai alla Turchia”. Una scusa insomma, l’accordo, per riaprire un dialogo fra due paesi isolati e in crisi per il Covid.
Come mai questo accordo spuntato dal nulla? Come mai Turchia e Usa si riavvicinano dopo tante discordie?
Bisogna guardare al contenuto dell’accordo. Brunson è una ragazzo di 23 anni, un sacerdote, di nessun peso politico. Gülen è anziano, ricchissimo e a capo di una organizzazione anti Erdogan. Il peso delle due persone non è comparabile e non è neanche pensabile che Trump possa rimandare in Turchia Gülen. Possono solo disturbarlo, dargli fastidio, ma il peso è una scusa per riallacciare i rapporti.
Perché?
Erdogan è emarginato da Europa e Nato, gli serve riallacciare i rapporti con l’altra persona più in contrasto con Europa e la Nato. Trump non guarda più di buon occhio il nostro continente a causa della riduzione delle spese per la Nato e a causa dei buoni rapporti della Germania con la Cina e con la Russia. L’Europa ha emarginato Erdogan per quello che sta combinando in Nord Africa. Riavvicinarsi è una buona cosa per tutti e due.
E Trump cosa ci guadagna?
In questo modo fa vedere all’opinione pubblica americana che lui riesce ancora a far politica estera. Entrambi i paesi in questo momento ne hanno bisogno perché il dato più rilevante è che hanno enormi perdite per il coronavirus.
La Russia serve agli Stati Uniti in funzione anti-cinese?
Bisogna vedere cosa ha promesso Trump a Putin che non ha promesso a Xi. Trump ha grossi problemi con la Cina e ha grossi problemi interni. I morti in America a causa del virus hanno quasi raggiunto i morti subiti nella Prima guerra mondiale, 126mila. E questo problema è stato creato dalla Cina.
È possibile dire che le grandi potenze in questo momento di pandemia che colpisce tutti hanno bisogno di stabilizzare i rapporti per evitare tensioni?
In questo momento l’Europa fa tutto tranne che spendere soldi per la difesa militare, gli americani si sono stufati di fare deterrenza per la Russia al posto degli europei. Gli americani devono anche fare deterrenza a Taiwan, per cui è come se dicessero: troviamo un accordo silenzioso con la Russia e spostiamo la nostra attenzione verso la Cina. Erdogan è un equilibrista, nessuno ha ancora capito cosa voglia fare davvero, è pericoloso, ma ricordiamoci che fa sempre parte della Nato e la Nato nel suo sistema organizzativo non prende mai posizione. È anch’essa equilibrista.