L’ACCORDO TRA VATICANO E CINA RINNOVATO PER ALTRI DUE ANNI
Era nell’aria ma ora appare come ufficiale: l’accordo “provvisorio” tra Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi tra Santa Sede e Pechino sarebbe stato rinnovato per altri due anni, fino dunque al 22 ottobre 2024. L’annuncio viene dato in anteprima dal “Corriere della Sera” ma riflette il frutto degli incontri avvenuti delle due delegazioni a fine agosto e inizio settembre a Tianjin, nel Nord della Cina. Era il 22 settembre 2018 quando per la prima volta, a 67 anni dalla rottura totale delle relazioni tra Chiesa Cattolica e Repubblica Cinese, il Cardinal Pietro Parolin e il Governo comunista riusciranno a siglare un patto provvisorio da rinnovare ogni 2 anni. È stato rinnovato nel 2020, nonostante le forti difficoltà che permangono nelle relazioni (specie sul fronte libertà religiosa) ma mantenendo la formula dell’accordo “ad experimentum”.
Secondo quanto riportato dal “CorSera” la delegazione del Vaticano e della Cina hanno mantenuto la formula dell’accordo “provvisorio” anche per i prossimi due anni, mantenendo come sempre riservato il testo ufficiale siglato. Come già spiegato nel recente passato da Papa Francesco, il dialogo con la Cina resta «una cosa lenta, ma si fanno sempre passi avanti»: il nodo rimane sempre i rapporti tra la Chiesa “ufficiale” legata al Regime di Xi Jinping e quella “clandestina” dove milioni di cattolici non riescono a trovare piena libertà. Esempio di un mini ma significativo passo in avanti, il fatto che i rappresentanti della Santa Sede a Tianjin abbiano potuto incontrare il vescovo “clandestino” Melchiorre Shi Hongzhen, 92enne e storico combattente per la libertà della Chiesa in Cina.
TESTO SEGRETO, COSA PREVEDE L’ACCORDO TRA CINA E VATICANO. RESTA IL “CASO ZEN”
Come detto, il testo dell’accordo tra Vaticano e Cina rimane segreto ma in alcuni suoi passaggi viene oggi anticipato dal “Corriere della Sera”: dovrebbe permanere il fatto che la nomina papale di un vescovo sia comunicata alla Cina per l’assenso finale. Negli ultimi 4 anni non sono mai avvenute nomine “illegittime”, ovvero non riconosciute dall’una e dall’altra parte: in tutto sono 6 i vescovi cinesi nominati dal Papa con l’assenso successivo della “Chiesa ufficiale” di Pechino. Evoluzione dell’accordo ha voluto in questi ultimi mesi che sei vescovi “clandestini” sono stati riconosciuti dal Regime comunista: numeri infinitesimali rispetto alla quantità generale ma che riflettono il lento dialogo che prosegue tra Cina e Vaticano.
«Tutti i vescovi cinesi cattolici oggi presenti in Cina sono in piena e pubblica comunione con il Vescovo di Roma», nota il direttore dell’Agenzia Fides Gianni Valente. Ci sono in tutto ad oggi 98 diocesi, 4.202 chiese e altri 2.238 siti attivi: i vescovi sono 66, ergo vi sono almeno un terzo delle diocesi ancora scoperte ufficialmente. «Il testo dell’accordo non ha subìto modifiche ma «si potrà migliorare, d’intesa con le autorità cinesi», spiegano fonti del Vaticano sempre alla Fides. Tra le forti resistenze per un pieno accordo completo vi sono i tanti casi di preti e religiosi ancora perseguitati in diverse aree della Cina, e permane anche il “caso Zen”: il 90enne cardinale Joseph Zen da sempre contrario ad ogni tipo di dialogo con un regime liberticida come quello di Pechino. Mesi fa era stato arrestato (poi rilasciato) e si trova ancora sotto processo per aver difeso, da arcivescovo emerito, la “sua” Hong Kong dalla morsa comunista della Cina. «Il card. Zen non va condannato. Hong Kong, la Cina e la Chiesa hanno in lui un figlio devoto, di cui non vergognarsi. Questa è testimonianza alla verità», scriveva in una lettera aperta a fine settembre da Roma il card. Fernando Filoni, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e oggi Gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Sempre secondo il Cardinal Filoni che ha vissuto per ben 8 anni a Hong Kong, il Cardinal Zen «qualcuno lo ritiene caratterialmente un po’ spigoloso – annota Filoni -. E chi non lo sarebbe davanti ad ingiustizie e davanti alla rivendicazione della libertà che ogni autentico sistema politico e civile dovrebbe difendere». Altro elemento di ostacolo al momento per un pieno accordo tra Vaticano e Cina riguarda il fronte Taiwan, con Pechino sempre più intenzionata a riprendersi il territorio che considera suo di diritto: lo scorso 8 ottobre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” in Vaticano ha fatto visita a Taipei per celebrare gli 80 anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Taiwan.