Secondo un sondaggio riservato del governo russo reso noto dall’organo di informazione indipendente Medusa, il 55% dei russi sarebbe favorevole a negoziati di pace, contro il 30% dello scorso luglio. Il 25% dei russi invece è favorevole alla prosecuzione del conflitto. “Che il 55% dei russi voglia dei negoziati di pace non è un dato che sorprende, perché è allineato con quanto Putin e Lavrov ripetono da tempo, aprire dei negoziati. Quello che ci deve interessare è invece quel 25% di persone che vogliono continuare la guerra e Putin non può fare finta che non ci siano” ci ha detto il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri di guerra, dalla Somalia al Kosovo e all’Afghanistan.
Si spiega forse così l’accanimento con cui i russi si stanno combattendo a sudovest della cittadina di Bakhmut, nell’Oblast orientale di Donetsk, una zona secondo gli analisti priva di importanza strategica. Intanto l’Unione Europea, con le parole del presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, chiede “un tribunale speciale, sostenuto dalle Nazioni Unite, per indagare e perseguire il crimine di aggressione della Russia”. “È una pazzia dal punto di vista politico” ci ha detto ancora Bertolini “mettere sotto processo unicamente la Russia e per di più in un momento delicato come questo serve solo a irrigidire le posizioni”.
Il 55% dei russi desidera negoziati di pace, lo scorso luglio erano solo il 30%. Come si spiega questo aumento? Avrà ripercussioni sulle decisioni del Cremlino?
Intanto va detto che, essendo un sondaggio governativo, significa che il governo di Mosca nonostante quello che si dice si preoccupa della propria opinione pubblica, cerca di capire cosa pensano i russi della guerra. Smentisce una vulgata abbastanza diffusa secondo la quale il Cremlino fa quello che vuole. Che sia il 55% dei russi a volere negoziati di pace invece non dovrebbe dire niente di strano. Il negoziato da quello che dicono da tempo sia Putin che Lavrov lo vuole anche il governo, si potrebbe dire che l’opinione pubblica è a favore di una posizione già espressa. Esiste invece una parte di oltranzisti che il governo non può ignorare.
Che cosa intende?
Che il Cremlino deve fare i conti con loro. Il 25% non è una percentuale bassa che si può ignorare. Per quanto ci sia la volontà di aprire negoziati, Putin e i suoi devono prima cercare di accontentare questa percentuale e quindi hanno bisogno di una vittoria sul campo.
Si spiega così l’accanimento con cui si sta combattendo intorno a Bakhmut? La battaglia dura da mesi ma solo adesso se ne parla.
Non se ne è parlato prima perché assomiglia per molti versi alla prima guerra mondiale, una guerra di trincea con moltissimi morti ma dove i russi comunque stanno andando avanti. È possibile che presto vengano concentrati proprio lì i riservisti richiamati in servizio.
Assicurarsi il controllo completo che ancora non c’è del Donbass potrebbe essere l’obiettivo che Mosca cerca per aprire i negoziati?
Non c’è dubbio. Il Luhansk è sotto controllo, del Donetsk manca un terzo del territorio, però l’offensiva a Bakhmut sta ottenendo dei risultati importanti. Sicuramente la pressione si farà sempre più forte. Putin per sedersi a un tavolo ha bisogno del controllo del Donbass, assicurare la russicità della Crimea, ma anche dell’Oblast di Zaporizhzhia che collega il Donbass a Kherson e il controllo della riva sinistra del Dnipr. È il prezzo che Putin deve pagare per accontentare quel 25% della popolazione.
La richiesta dell’Unione Europea, appoggiata dagli Stati Uniti, di aprire un tribunale per crimini di guerra russi non sembra una forzatura fuori luogo, in un momento così delicato in cui sembrano aprirsi spiragli per trattative?
Ritengo ci sia stata una specie di passaggio del testimone dalla Nato all’Ue. I capi massimi dell’Alleanza atlantica, Biden e Stoltenberg, hanno disinnescato una possibile escalation nucleare dopo l’episodio del missile caduto in Polonia, io stesso sono stato sorpreso dei toni usati. Contemporaneamente Bruxelles sta lanciando una operazione di supporto all’Ucraina sul tipo di quelle che fanno in giro per il mondo, che prevede addestramenti militari e sostegno con armi. Come se si aspettassero ormai una guerra infinita. La richiesta di un tribunale per crimini di guerra, così come l’aver dichiarato la Russia “Stato terrorista”, mi sembrano cose incredibili. Abbiamo scarsa memoria o scarso cervello. Pensiamo al ruolo della Russia nella sconfitta del terrorismo in Siria, ma pensiamo anche che i crimini ci sono da entrambe le parti. È assurdo adesso incolpare solo Mosca.
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