Campagna elettorale infuocata nelle sue battute finali, non mancano i botta e risposta al vetriolo. Fino ad arrivare alla minaccia di duello fisico: protagonisti dello scontro Maurizio Acerbo e Carlo Calenda. A invocare l’approccio rissaiolo è stato il segretario di Rifondazione Comunista. Il motivo? Tutto è partito su Twitter, in seguito ad un post di Annarita Di Giorgio.
Il tweet conteneva la dichiarazione di Calenda in cui si sosteneva che “le disuguaglianze al sud si combattono con l’assistenza sanitaria, e l’istruzione. Non con 900 mila forestali e il reddito di cittadinanza”. Parole, quelle del frontman del Terzo polo, tutt’altro che condivise da Acerbo. E la reazione è stata decisamente muscolare: “Francamente chi diffonde bufale del genere merita di essere menato per la strada”.
Acerbo vs Calenda: “Chi diffonde bufale va menato”
Parole durissime,che travalicano anche il clima da campagna elettorale, quelle di Acerbo. Ma la reazione di Calenda non si è fatta attendere: “Fasciocomunista provaci. Non mi sono mai fatto spaventare dalle minacce. Corso Vittorio Emanuele II, 21. Chiama per appuntamento. Istruzione e sanità sono i pilastri del welfare state. È che oramai avete dimenticato anche le basi”. Sempre su Twitter, Acerbo ha rilanciato: “Non mi sottraggo alla sfida che mi ha lanciato Calenda però mi sembra che il luogo più adatto per un duello sia uno studio tv o una piazza così potrò smontare molte delle bufale che Calenda da troppo tempo va diffondendo ai danni dei poveri, dei lavoratori e dell’ambiente”. Il segretario di Rifondazione comunista ha poi accusato Calenda di fare sia la vittima che il bullo, rivendicando il pacifismo di Unione popolare. Ospite di Quarta Repubblica, il volto del Terzo polo ha messo in risalto: “Oggi il segretario di rifondazione comunista, alleato con De Magistris, ha detto che io devo essere menato per strada. Io gli ho dato il mio indirizzo di ufficio. Mi venisse a trovare vediamo come va a finire – riporta Adnkronos – Andremo meglio di ogni aspettativa, perché gli italiani si sono rotti di questo rumore di questa gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua fuori dalla politica”.