MONS. DI DONNA (VESCOVO DI ACERRA) DELUSO DA MATTARELLA E DE LUCA

«Devo dirlo. Un po’ di delusione c’è»: non nasconde la profonda amarezza Monsignor Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e Presidente della Conferenza Episcopale della Campania, dopo il discorso tenuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio ad Acerra nel giorno della Festa di Liberazione.



Per i 77 anni dal 25 aprile 1945, il Capo dello Stato ha tenuto un lungo discorso incentrato sulla lotta della Resistenza, in cui ha solo accennato ai problemi e le sfide della Terra dei Fuochi: questo a molti cittadini non è piaciuto, così il vescovo Di Donna non ha problemi ad ammettere di essersi trovato un attimo in imbarazzo nel sentire quelle parole. «Sono contento per la visita di Mattarella. Ma oggi (ieri, ndr) – ha detto il vescovo all’ANSA – la Resistenza qui è contro l’inquinamento ambientale che produce i suoi martiri. E forse mi sarei aspettato di più anche dal Presidente. Voglio molto bene a Mattarella, ma mi aspettavo un maggiore riferimento alla lotta contro l’inquinamento». Il Presidente della Repubblica ha invece ricordato la strage avvenuta il 3 ottobre 1943 ad Acerra, dove i nazisti uccisero 88 persone in uno dei peggiori eccidi della storia italiana durante la Seconda Guerra Mondiale.



LA TERRA DEI FUOCHI E L’INQUINAMENTO: LA DENUNCIA DEL VESCOVO DI ACERRA

Intervistato poi da “La Repubblica”, il vescovo di Acerra conferma la sua delusione per le parole del Presidente Mattarella, così come quelle del Governatore Vincenzo De Luca: «Gli voglio bene (a Mattarella, ndr), siamo legati a lui, ed era molto importante ricordare i martiri della Resistenza acerrana: una ricostruzione che è stata possibile, voglio ricordare, grazie soprattutto agli scritti del vescovo dell’epoca, Nicola Capasso. Peccato, però, che del male che affligge i cittadini qui e ora, della minaccia ambientale, non si sia trovato il modo di parlare».



Mons. Di Donna non intende affatto mettere in dubbio la sensibilità del Capo dello Stato, ma un suo intervento sul fronte della Terra dei Fuochi – nota il prelato – «sarebbe stato prezioso, anche per fronteggiare quel negazionismo che sento tornare, anche da parte di qualche istituzione». Qui la critica è lanciata a De Luca che ad Acerra ha spiegato lo scorso 25 aprile «c’è chi parla più per inerzia che per reale conoscenza dei fatti». Il vescovo non ci sta e contro replica su “Rep”: «mi ha deluso. Lui ha parlato di Terra dei Fuochi al passato: ha detto che oggi questo territorio è il più monitorato. Beh, sarebbe stato strano il contrario. Ma se si vuole affrontare l’argomento, si tenga conto allora di tutto: e non si liquidi la faccenda come se si trattasse di una fisima di qualcuno…». Va detto che comunque la comunità scientifica non è affatto unita sui problemi del territorio vicino ad Acerra, ma Di Donna insiste spiegando di vedere da decenni ormai «sofferenze diffuse, un’incidenza di malattie tumorali che colpiscono anche bambini piccolissimi, in tutto il circondario. Non sono scienziato, ma do ascolto a chi vive e combatte in questi territori, è mio dovere di pastore non abbassare la testa. E soprattutto: mi sembra lecito chiedere alla Regione di fornire dati certi, di non autorizzare altre aziende inquinanti o che trattano rifiuti». Invece da De Luca il vescovo si è sentito come “provocato” e non prosegue nella polemica solo per decoro istituzionale e buon educazione. Anche per questo motivo il vescovo di Acerra aveva scritto a Mattarella chiedendo la sua presenza in quei luoghi: «penso che oggi la Resistenza qui significhi combattere contro lo sfruttamento dell’ambiente, contro le mancate risposte istituzionali. Combattere affinché non esistano cittadini di serie B. Affinché non vi siano parti di suolo italiano in cui la salute è meno garantita che altrove».