Achille Lauro il racconto di un’adolescenza travagliata
Achille Lauro si racconta a tuttotondo nel suo docufilm Ragazzi madre – L’Iliade (in onda da giovedì 14 su Prime Video). L‘artista ha parlato della sua adolescenza: “Sono una persona molto riservata, ma a 13 anni non decidi di andartene di casa“.
Il cantautore racconta la vita nella periferia romana: “Ero circondato dai cattivi esempi, cinquantenni pluripregiudicati che per me erano qualcosa di simile a un padre. Andavo a rubare al supermercato, tornavo con 5-600 euro di roba ed era la nostra festa – dice Lauro, descritto dal fratello come «un ragazzetto attaccabrighe» -. Avevo quattro cellulari senza batteria perché ero un delinquente.
Achille Lauro: “Mi sono costruito il mio successo”
A tirarlo fuori da una vita malfamata è stata la sua passione per la musica: “Ho capito che non volevo diventare come le persone che mi avevano cresciuto e mi sono costruito il successo. Ho guardato la musica dal punto di vista imprenditoriale” rivela il cantautore 33enne Ragazzi madre – L’Iliade.
Il film documentario celebra i suoi 10 anni di carriera “chiudendo un cerchio e aprendone un altro“. Il cantante ha poi rivelato i suoi futuri progetti, tra cui quello di trascorrere sei mesi negli Stati Uniti, a Los Angeles per dedicarsi alla musica. Nessuna partecipazione a Sanremo 2024, dunque, almeno per il prossimo anno. Achille Lauro ha poi parlato dei giovani trapper e rapper finiti nel mirino delle cronache: “Credo sia l’ambiente che fa i ragazzi e dunque le canzoni sono una conseguenza dell’ambiente. La musica a volte è influenzata dalle mode, ma è soprattutto una fotografia della realtà in cui viviamo – commenta -. Dovremmo ripensare all’ambiente dove crescono i ragazzi, per molti di loro la musica è un passaporto per cambiare vita. Cercano riscatto sociale dopo essere stati esclusi. A Milano vedo grande disparità sociale, la bolla della Fashion Week e poi quartieri desolati. Questo fa sentire i ragazzi soli e dovremmo ripartire da lì”.