Se un ufficio stampa deve spiegare cosa si cela dietro (e dentro) la performance del suo artista, con un comunicato lungo tre pagine pieno di dettagli e spiegazioni di esperti, vuol dire che il messaggio dell’artista sul palco non è arrivato a nessuno. Bene. Nell’arte ci sta, esibirsi senza voler farsi capire e lasciando che lo spettatore capisca quello che vuole e può. Ma allora non si manda il comunicato stampa spiegando che “Achille Lauro porta l’affresco di Giotto sul palco dell’Ariston”: “Sul palco dell’Ariston Achille Lauro ha interpretato la celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi, il momento più rivoluzionario della sua storia, in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”. Alzi la mano chi se ne era accorto. Noi abbiamo visto un tizio con una mantella che sembrava in modo blasfemo quelle che si mettono, elegantemente, frutto di arte popolare antica di secoli, sulle statue della Madonna, a piedi nudi, aprire la mantella e apparire completamente nudo. No dai, non siamo pronti ancora 50 anni dopo in Italia al Jim Morrison arrestato sul palco.
Tutina da aquagym che ha fatto impazzire certi giornalisti che non hanno esitato dando un bel 10 ad Achille Lauro, nonostante abbia cantato malissimo una bruttissima canzone (non vogliamo pensare che era fatto di pillole di “rolls royce”…), ma piuttosto estremamente imbarazzato di quella calzamaglia trasparente.  Achille sapendo del suo pacco moscio e del suo essere incapace a strusciarsi col chitarrista, alla David Bowie Ziggy Stardust per intenderci che invece la sessualità la esaltava peraltro ai tempi, primi anni 70, indossava anche lui una calzamaglia molto ridotta, ma quella era trasgressione autentica. In Italia arriviamo sempre 50 anni dopo a inorridire la casalinga di Voghera. 



C’è stato sicuramente un gran lavoro di marketing dietro l’esibizione del Lauro. Eccoli qui seduti al tavolo esperti di pubblicità, discografici, venditori e avvocati (stiamo scherzando? Al tavolo c’è anche il direttore creativo di Gucci, designer di “fama mondiale”, mica pizza e fichi, qua si fa sul serio). “Dai puntiamo su San Francesco che piace al papa e quindi piacerà anche alla casalinga di Voghera”. “Sì, dai, poi c’è anche la mocciosa svedese come si chiama, quella odiosa sempre incazzata…”. “La Gretina! Giusto! Così i ragazzini che vanno in piazza si eccitano”. Ed ecco pronto il comunicato stampa: “Infatti, nell’assoluto rispetto della religione, e con grande umiltà, Lauro ha scelto di rappresentare la figura del Santo in una delle sue rappresentazioni iconografiche più note, quella di Giotto, per omaggiare la figura di un Uomo così iconico, che ancora oggi porta con sé il valore inestimabile di un messaggio universale.  “La storia della rinuncia di San Francesco ai beni materiali è un messaggio universale che ancora oggi risulta di grande attualità” – afferma Lauro (…) L’artista, salito sul palco a piedi nudi, ha indossato una cappa di velluto nero, ricamata a mano, con pailettes oro e argento per rappresentare il mondo a cui il Santo ha scelto di rinunciare. Nel momento clou dell’esibizione, spogliandosi proprio come il Santo d’Assisi e ispirandosi al noto affresco, Lauro ha svelato l’ensamble custom made, e shorts in strass nude”. Blasfemia? Bah. Scherza coi fanti e lascia stare i santi dicevano i saggi e un motivo ci sarà stato.



Raga, che sballo! Ma San Francesco era vestito di shorts in strass nude, che alla fine costano più della mantella ricamata d’oro?

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