E due. Due Festival di Sanremo rivitalizzati dall’apparente trasgressione di Achille Lauro, che forse non ricorda di rivolgersi a un pubblico di ultrassessantenni, ma tant’è, purché se ne parli. E perché se ne parli, oggi, bisogna attaccare come sempre la Chiesa, la religione, che come ben si sa è fonte e causa di ogni soppressione della libertà.
Mai che Lauro o i suoi simili si dedichino a perculare Al Qaeda o Xi Jinping o Putin, il fanatismo islamico o indù, o le ideologie che la libertà l’hanno umiliata per un secolo, e continuano. I cattolici porgono l’altra guancia e se si arrabbiano, lo fanno sempre più timidamente, ché poi li tacciano di integralismo. “Zitti e buoni” è la canzone più applaudita quest’anno, e ci adeguiamo volentieri alle mode. E se si arrabbiano, motivo in più per indignarsi, perché “è inaccettabile arroccarsi a difesa, che si credono mai, è finita la pacchia, la Chiesa è un fortino di retrogradi conservatori, resta solo il papa…” quando si antologizzano le sue parole usandole per fini impropri.
Così, dimenticandoci che sono esistiti David Bowie e Freddie Mercury e Jim Morrison eccetera, che hanno peraltro segnato un po’ di più la musica mondiale, ancora a discutere delle mises di Lauro, dei suoi sberleffi blasfemi, e un anno con la croce, un altro con il rito dell’autobattesimo, e poi?
Tutto già visto e fatto, caro ragazzo, e siamo sopravvissuti. Sanremo è una platea ghiotta e può ingolosire o scandalizzare spettatori che ancora ricordano Nilla Pizzi. Ma la tua trasgressione, Lauro, è soddisfatta? Ti ripaga (in soldi sicuramente), ma è gratificante per te ridurti a macchietta ad uso e consumo di un unpolitically correct che sta diventando il massimo del politically correct? Diventare un prodotto del sistema che fingi di attaccare? Ti accorgi che ti disegnano così?
La Chiesa non ha più alcun potere, tranquillo, e i battezzati sono sempre meno. Peccato, non sanno che si perdono a essere figli di Dio. E non sarai tu, povero untorello, a spiantare i cristiani.
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