L’acido acetilsalicilico è utile non solo contro il dolore ma anche contro la febbre. Il farmaco però non viene utilizzato per combattere l’infezione ma serve solamente ad attenuare i sintomi, ovvero l’aumento della temperatura corporea e l’infiammazione. I virus, a differenza dei batteri, sono difficili da debellare: sono molto adattabili e di solito sviluppano modi per parare gli attacchi molto rapidamente. Gli studi mostrano che i pazienti trattati con l’acido non solo si sono sentiti immediatamente meglio, ma sono anche diventati più sani. Estratto dalla corteccia del salice, conterrebbe infatti sostanze che possono rendere innocui i virus, senza alcuna possibilità di adattamento.
Lo studio è stato pubblicato dai ricercatori dell’Università di Jyväskylä sulla rivista “Frontiers in Microbiology”. “Estratti di acqua calda” di corteccia di salice sono stati aggiunti a colture di cellule polmonari umane con virus. Il gruppo di lavoro è stato guidato dalla ricercatrice sui materiali Tuula Jyske e dallo scienziato delle membrane Varpu Marjomäki. La corteccia di salice è ancora oggi una sostanza medicinale riconosciuta dai farmacisti, con una propria iscrizione nella Farmacopea Europea. La sostanza è diventata nota quando è stata utilizzata da Bayer di Wuppertal: numerosi altri farmaci oggi contengono il principio attivo acetil salicilato.
Acido acetilsalicilato riduce l’infiammazione: lo studio
La salicina, come l’acido acetilsalicilato, agisce contro il dolore e riduce l’infiammazione. In questo esperimento, il medicinale doveva mostrare cosa può fare contro il virus Coxsackie B3 (CBV3), causa di meningite, miocardite e diabete di tipo 1. Originariamente solo il 15% circa delle cellule infette sopravviveva al contatto con il virus, ma con l’aiuto della corteccia del salice oltre il 90% ce l’ha fatta. La corteccia del salice spezzato (Salix fragilis), del salice viola (Salix purpurea) o del salice maturo (Salix daphnoides) è tradizionalmente utilizzata come antipiretico; è particolarmente ricca di salicina.
Il gruppo di lavoro finlandese ha scoperto però che il potenziale antivirale maggiore si trova in altre due specie: il salice nero (Salix myrsinifolia) e il salice dalle foglie di tè. “Abbiamo bisogno di nuove strategie che integrino i trattamenti antivirali esistenti“, ha spiegato l’autore dello studio Dhanik Reshamwala, un virologo molecolare. Le terapie esistenti a volte hanno troppi effetti collaterali e talvolta non sono abbastanza efficaci, ad esempio perché i virus si adattano rapidamente. Nell’esperimento finlandese i virus sono stati immersi nel tè al salice prima di entrare in contatto con le cellule.