Venezia affonda. L’evento eccezionale verificatosi negli ultimi giorni è stato forse l’ultimo grido di allarme di quella che in molti considerano la città più bella del mondo. Le responsabilità sono tante, in primis del sistema di difesa, il Mose, il cui progetto originale risale a parecchi anni fa, ma che, si scopre adesso, non è mai stato ufficialmente collaudato. Venezia, poi, non è una città qualunque, è uno dei patrimoni artistici più importanti al mondo. Secondo il critico d’arte, e politico, Vittorio Sgarbi “il Mose ormai è stato fatto e va usato al meglio delle sue possibilità, sin da subito. Che si faccia in fretta a renderlo funzionale”. E per quanto riguarda i danni subiti dai tesori artistici, pur non conoscendone al momento l’esatta entità, Sgarbi avverte che Venezia è stata sottoposta al suo problema di sempre, il logoramento delle strutture causato dalla marea di acqua salata: “Purtroppo in Italia non esiste un’authority della bellezza che sappia valutare come salvare il patrimonio della città”.
Il Mose, secondo quanto risulta, non è mai stato collaudato ufficialmente. Ritiene che a causare i danni sia un sistema di difesa non adeguato?
Intanto va detto che una volta tanto si è verificata una unanime presa di posizione di tutte le forze politiche di fronte alla trascuratezza con cui la politica, in tutti questi anni, ha lasciato Venezia, il che è un fatto positivo. Il problema del Mose, invece, è che dopo tante discussioni e tanto tempo perso, non lo si faccia funzionare come è stato pensato.
Dunque ritiene che il Mose potrebbe e dovrebbe funzionare?
La situazione di Venezia è fisiologica: quanto successo in questi giorni, sebbene in misura maggiore del solito, non è inusuale, anche lo scorso anno era successo. Occorre si faccia per tempo quello che da 16 anni è un’opera incompiuta, cioè il Mose. Dopo quanto successo nel 2018, non è stato fatto nulla. Non vengano adesso a dirci che sarà pronto nel giugno 2021: deve essere pronto al massimo per il settembre del 2020. Procedano spediti, realizzando gli interventi necessari per farlo funzionare.
Cosa intende per situazione fisiologica di Venezia?
Il danno è sempre lo stesso, che Venezia subisce da sempre: gutta cavat lapidem. Che significa “la goccia perfora la pietra”.
Con questa locuzione latina si intende un danno derivato da un’azione prolungata. Ma nella Basilica di San Marco, per esempio, si può capire cosa può essere successo?
L’acqua salata invade tutto, penetra nella pietra e col tempo la fa scoppiare. Non siamo davanti a danni circostanziati, il problema è che l’acqua, salendo di livello, logora il basamento delle colonne e rischia di far crollare insieme alla colonna anche quello che vi è montato sopra. A lungo andare i materiali degli edifici si sfarinano e molti edifici di Venezia sono già allo sfinimento.
Venezia racchiude un patrimonio artistico unico al mondo: secondo lei, il governo e le autorità preposte saranno in grado di far fronte ai danni subiti?
Non conosco al momento l’entità dei danni, ma potrei dire che non siano peggiori di quelli dello scorso anno. L’acqua ha allagato le basi degli edifici, non ha toccato gli affreschi o i dipinti che sono già posizionati in modo che l’acqua non possa raggiungerli. Il problema è che in Italia abbiamo authority di tutti i tipi, dall’anticorruzione all’antimafia, ma non abbiamo ancora una authority per la bellezza, che si incarichi di valutare come salvare Venezia. Che è molto più importante delle tangenti di Galan o di Mafia capitale, invenzioni di menti malate.
Il patrimonio artistico di Venezia, a suo parere, è tutelato poco o per niente?
No, è tutelato, ma in maniera conservativa, tanto è vero che per l’intero anno successivo all’ultimo disastro non si è fatto nulla.
Che cosa servirebbe per tutelarlo meglio?
Associazioni di esperti, comitati internazionali. La città è in condizioni di andare avanti, occorre però una manutenzione più frequente e una authority che se ne prenda cura in maniera stabile. Altrimenti ogni anno ci si ritrova allo stesso punto, ma la situazione peggiora.
(Paolo Vites)