Non c’è un allarme acqua contaminata, ma nelle zone alluvionate bisogna rispettare alcune regole fondamentali per evitare infezioni. Tanto che la Regione Emilia-Romagna ha definito un vademecum con alcune indicazioni per evitare problemi dovuti alla presenza, insieme alle acque esondate dai fiumi, anche di quelle presenti negli impianti fognari.
Ecco perché bisogna avere una vaccinazione antitetanica valida, non bisogna toccarsi bocca, naso e occhi con le mani sporche di fango, occorre seguire le indicazioni del Comune sull’uso dell’acqua corrente e fare attenzione a ventilare i locali per evitare muffe e spore. E allo stesso tempo bisogna indossare scarpe robuste quanto si attraversano le acque, proteggere le mani con i guanti quando si lavora nel fango, impedire ai bambini di giocare con il fango e con l’acqua.
Si tratta, spiega Mattia Altini, direttore dell’Assistenza ospedaliera della Regione Emilia-Romagna, di precauzioni necessarie vista la situazione, che non comportano comunque una situazione di allarme, soprattutto se, appunto, questi consigli verranno rispettati.
Ma c’è veramente un allarme acqua contaminata per il dopo alluvione?
Non c’è nessun allarme. Bisogna fare attenzione a come si spiegano le cose, perché altrimenti ingeneriamo ulteriore ansia in chi non ha gli elementi tecnici per farsi un’idea. Siamo dentro al tema della tutela della salute pubblica, nell’ambito della quale sono previste alcune prescrizioni relative a comportamenti che i cittadini devono tenere in un contesto che in questo momento è mutato.
Indicazioni che valgono per tutti coloro che stanno dando una mano a rimediare ai danni causati dall’alluvione?
Ci sono tante persone che in questi giorni stanno aiutando i propri amici e compatrioti a sistemare le case: è chiaro che non si può andare scalzi a spalare dove c’è acqua venuta dalle fogne, perché altrimenti si rischia, ad esempio, una contaminazione attraverso una ferita sulla cute. Nemmeno si può stare con le mani immerse in questo tipo di acqua per ore. Nel Comitato regionale per la sicurezza (l’evoluzione della cabina di regia del Covid, che comprende tutte le componenti interessate, dagli infettivologi alle direzioni sanitarie) abbiamo costruito e definito un vademecum di comportamenti safety, di sicurezza, che coloro che in queste circostanze prestano il loro aiuto devono soddisfare. Questo è l’atteggiamento giusto, precauzionale, di lettura della realtà.
Possiamo dire quali sono le precauzioni più importanti?
Quelle che riguardano il contatto con acque che potrebbero essere da alcuni giorni stagnanti, piuttosto che attenzione alle polveri che si potrebbero movimentare all’interno di questi piccoli cantieri.
Sarebbe meglio lavorare anche con la mascherina?
In alcune circostanze sì. Noi comunque abbiamo realizzato una sintesi nel vademecum in base alle valutazioni che sono state fatte per prima cosa in Romagna e che noi abbiamo esteso a livello regionale.
Una delle precauzioni riguarda la possibilità di contrarre il tetano. Come bisogna comportarsi?
Sì, è una delle precauzioni alle quali bisogna fare attenzione. Si è coperti se l’antitetanica è stata fatta entro dieci anni. Se qualcuno ha intenzione di andare a lavorare nei cantieri e non ha messo in atto questa precauzione è meglio che ci pensi.
Venire in contatto con acque che potrebbero arrivare anche dalle fogne potrebbe causare problemi gastrointestinali. Avete già osservato casi di questo tipo superiori alla norma?
No, assolutamente. Si tratta solamente di un atteggiamento precauzionale, che riguarda solo l’aspetto della prevenzione in termini di sanità pubblica.
Ci saranno anche dei controlli in questo senso?
Bisogna tenere conto che stiamo parlando di migliaia di persone, comunque la sanità pubblica ha anche questo compito. Quello che vogliamo diffondere a tutti, con tutti i mezzi, sono semplicemente le indicazioni che permettano alla gente di prendere coscienza che quando fa una cosa va fatta nel modo giusto. Il messaggio è educativo. Ripeto, non c’è nessun allarme, ma bisogna stare attenti a quello che si fa.
Il messaggio è chiaro, non c’è una situazione di allarme. Qualcuno ha rischiato di indurre le persone a pensare che ci fosse?
Qualche professionista dovrebbe essere più cauto nel rilasciare interviste in televisione. Ci sarebbe di aiuto. Bisogna far arrivare le informazioni ai cittadini in modo corretto, perché capiscano come stanno effettivamente le cose: non tutti hanno gli elementi per distinguere tra un’opinione personale, discutibile, e un messaggio istituzionale.
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