Non si fermano gli affari degli oligarchi di Vladimir Putin. Mentre l’Ue prepara nuove sanzioni contro la Russia, un’altra analisi mostra che le precedenti non hanno funzionato. Le aziende legate al Cremlino, infatti, continuano ad aggiudicarsi appalti pubblici in Europa, con un gruppo che si distingue in maniera particolare. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, oltre 240 aziende russe legate ad oligarchi sanzionati si sono aggiudicate gare d’appalto pubbliche in Ue, secondo quanto rivelato da uno studio del think tank ceco Datlab, visionato dal giornale tedesco Welt. Secondo tale lavoro, che ha esaminato i dati dell’agenzia di rating Moody’s sulla proprietà, i dati dell’UE sugli appalti pubblici e i registri commerciali nazionali, a queste aziende sono andati 2,5 miliardi di euro.



Il team, inoltre, ha scoperto che ben 9mila aziende nell’Ue sono co-proprietarie di persone sottoposte a sanzioni. Altre 30mila non hanno legami apparenti con gli alleati di Putin, ma sono controllate dalla Russia. Quella dell’Ue resta, dunque, una dura retorica, perché nonostante tutte le sanzioni imposte finora alla Russia, gli oligarchi l’anno scorso hanno continuato a fare affari lucrosi nel Vecchio Continente. Secondo l’indagine di Datlab, le autorità hanno firmato circa lo stesso numero di contratti con aziende che coinvolgono russi sanzionati rispetto al periodo precedente la guerra.



SANZIONI ALLA RUSSIA: IL CASO DERIPASKA IN AUSTRIA

C’è poi il caso della società di costruzioni austriaca Strabag, che ha ricevuto i contratti più discutibili. Il 28% di questa società appartiene tramite la società Rasperia Trading all’oligarca Oleg Deripaska, che nell’aprile 2022 è stato sanzionato dall’Europa. Ciononostante, precisa Datlab, l’azienda ha continuato a vincere gare d’appalto pubbliche. Nel maggio di quest’anno, la società austriaca ha annunciato di voler ridurre la partecipazione di Deripaska a meno del 25%, facendo così perdere il diritto di veto all’oligarca su decisioni aziendali fondamentali. Ma non è sempre facile rintracciare collegamenti con gli oligarchi russi, perché spesso sono coinvolte proprietà opache.



Ad esempio, molti russi usano complesse reti di società madri e figlie per nascondere la propria identità. Di conseguenza, una città potrebbe ritrovarsi ad assegnare, senza saperlo e senza volerlo, contratti ad una società legata ad una persona sanzionata. Inoltre, osserva Datlab, le amministrazioni aggiudicatrici pubbliche spesso non dispongono di informazioni affidabili sulla struttura delle aziende. “È una vergogna che in Europa non siamo in grado di applicare le sanzioni che abbiamo annunciato in pompa magna“, dichiara Mikuláš Peksa, eurodeputato ceco dei Verdi, a Welt. La sua proposta è un database centrale europeo con tutti i beneficiari di fondi pubblici, gestito da un’intelligenza artificiale avanzata.