Adam Kabobo, il tristemente noto “killer del piccone”, potrebbe ricevere un ulteriore sconto di pena. L’11 maggio del 2013, nel quartiere Niguarda di Milano, seminò il panico e il terrore armato appunto di piccone e uccidendo tre persone, Alessandro Carolè, Ermanno Masini e Daniele Carella. Vittime scelte a caso ricorda l’edizione del giornale, massacrate senza alcun motivo, così come altri quattro sconosciuti fra cui Andrea Canfora e Antonio Francesco Nigro, aggrediti con una spranga di ferro e salvi per miracolo.
“Sono state le voci a dirmi di prendere quella sbarra e di usarla per colpire qualcuno”, spiegherà poi lo stesso Kabobo durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto. Meno di tre anni dopo il fermo, il 31 marzo de 2016, l’immigrato clandestino di origini ghanese venne condannato in cassazione a 20 anni di reclusione per i tre omicidi, con l’aggiunta di altri otto anni per i due tentati assassini, condanna giunta dopo un altro processo.
ADAM KABOBO, KILLER DEL PICCONE, IL FIGLIO DI UNA VITTIMA: “PERDONE? MAI”
Una pena irrisoria visto che i giudici riconobbero la semi infermità mentale dello stesso assassino, e che ovviamente fece andare su tutte le furie le famiglie delle vittime: “Stiamo parlando di circa 6 anni e mezzo di carcere per ciascun omicidio commesso – spiegava a IlGiornale Andrea Masini, figlio di Ermanno, 64enne pensionato assassinato senza motivo – il problema è che, tra ulteriori sconti e premi di cui potrebbe beneficiare, rischia di farsi non più di 16 anni di carcere. Anzi, il mio avvocato ha fatto un calcolo a spanne di circa 11/12 anni. È assurdo pensare che una persona possa scontare così poco per 3 omicidi e 4 tentati omicidi. In un altro Paese avrebbe avuto l’ergastolo. Se fosse stato un cittadino italiano, forse sarebbe finita in un altro modo”. Il 4 dicembre scorso, la Cassazione aveva poi chiesto un ricalcolo al ribasso della pena, annullando l’ordinanza attraverso cui il gip di Milano, a novembre 2019, riconosceva la continuazione fra i reati di Kabobo. “Non abbiamo ancora notizie sugli sviluppi della vicenda – ha aggiunto l’avvocato Francesca Colasuonno, una dei legali di Kabobo – adesso ci sarà il procedimento perché la Cassazione ha rimandato gli atti qui a Milano. La questione si risolverà entro l’anno“. A breve quindi i famigliari delle vittime potrebbero ricevere un ulteriore pugno nello stomaco: “Il perdono? – aggiunge e conclude Andrea Masini – No, mai. Mio padre era una brava persona ed è stato ucciso senza motivo. Come si può perdonare?”.