Com’è noto, Rita Levi-Montalcini proveniva da una famiglia di ebrei sefarditi, e cioè insediatisi nella penisola iberica. Il padre, Adamo Levi (1867-1932), era ingegnere elttrotecnico e matematico; la madre, Adele Montalcini (1879-1963) era pittrice. La sorella Paola (1909-2000) seguì le orme di quest’ultima nel mondo dell’arte, mentre Gino (1902-1974) divenne noto negli anni Trenta come scultore e architetto. Della famiglia faceva parte anche Anna (1905-2000), l’unica a vivere un po’ in sordina a differenza dei fratelli più noti.



L’educazione ricevuta da Rita Levi-Montalcini

Nel corso degli anni, Rita Levi-Montalcini ebbe qualche contrasto col padre, un uomo dalla personalità forte che tentò di ostacolarla nella sua scelta universitaria. Nell’autobiografia Elogio dell’imperfezione, Rita descrive così l’educazione ricevuta: “La mancanza di complessi, una notevole tenacia nel perseguire la strada che ritenevo giusta e la noncuranza per le difficoltà che avrei incontrato nella realizzazione dei miei progetti, lati del carattere che ritengo di aver ereditato da mio padre, mi hanno enormemente aiutato a far fronte agli anni difficili della vita. A mio padre come a mia madre debbo la disposizione a considerare con simpatia il prossimo, la mancanza di animosità e una naturale tendenza a interpretare fatti e persone dal lato più favorevole. Questo atteggiamento, che si manifestò anche più spiccatamente in mio fratello Gino, mi colpì sin dall’infanzia e determinò, almeno in parte, l’incondizionata ammirazione che avevo nei suoi confronti”.

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