Stop al cartellino marca-tempo in tanti luoghi di lavoro, per proseguire con la flessibilità lavorativa in grado di conciliare vita, lavoro e produttività. L’idea è contenuta in un vecchio decreto legislativo, il 66 del 2003, che apriva alla possibilità di potersi organizzare al di fuori dai limiti orari e secondo le proprie esigenze di vita. Il tema è tornato però alla ribalta più che mai negli ultimi anni, complice il remote working o il lavoro ibrido. Così, terminata l’emergenza sanitaria, nelle aziende più innovative ci si sta orientando ad una modalità di lavoro per obiettivi. Il governo è ora pronto a incoraggiare questa nuova trasformazione dell’organizzazione lavorativa, favorendo maggiore flessibilità per determinate categorie di lavoratori e lavoratrici.



Ecco che allora nasce l’idea di cancellare il cartellino marca-tempo. “Il nostro ragionamento parte dal presupposto che non esiste solo lo smart working. Oggi molti impieghi possono essere svolti guardando agli obiettivi, ai risultati che si devono raggiungere, a prescindere dai rigidi orari di lavoro uguali per tutti. Si tratta di cambiare prospettiva e di puntare sul benessere e sulla serenità del lavoro. Anche qui la contrattazione ha iniziato a riflettere su questi nuovi strumenti, vogliamo accompagnare questo percorso, immaginando anche una possibile leva fiscale” ha sottolineato la senatrice di Fdi, Paola Mancini.



Necessaria una revisione dell’impianto normativo

Oggi in molte aziende si lavora da remoto alcuni giorni alla settimana. La modalità lavorativa supera i concetti classici di tempo e di spazio, sia nel lavoro subordinato che in quello autonomo, con obiettivi lavorativi misurabili non solamente in base al tempo impiegato ma anche al risultato raggiunto. “Tutto questo necessita da un lato di un cambio culturale e dall’altro di una profonda revisione, ad oggi non ancora avvenuta, dell’impianto normativo in materia di lavoro subordinato (caratterizzato ancora oggi da rigidità spazio-temporali). I processi in atto non si limitano ad introdurre nuovi modi di lavorare, bensì trascinano con sé altri obiettivi quali quello del raggiungimento della produttività, della parità di genere, mettendo nella condizione le donne di non rinunciare alle progressioni di carriera a fronte di impegni familiari non delegabili”, ha spiegato ancora Mancini al Sole 24 Ore.



La strada è ormai tracciata, come spiegato da Matilde Marandola, presidente AIDP, l’associazione italiana dei direttori del personale: “Le aziende lavorano già per obiettivi da molti anni e questo approccio è parte delle logiche organizzative e discende direttamente dalle strategie. Farne una nuova forma di lavoro che superi i paradigmi orari e luoghi è un processo che si è già avviato ma per renderlo concreto bisogna lavorare su una competenza imprescindibile e ancora da sviluppare in modo ampio: la fiducia”. Le aziende più evolute hanno già tolto il cartellino “marca-tempo” e aperto al lavoro per obiettivi. Si tratta di un orientamento spinto verso il futuro, dove l’obiettivo conta più del tempo impiegato per raggiungerlo.