IL DECRETO CRESCITA RESTA: CONFERMATO PER GLI SPORTIVI

Il Decreto Crescita resta in vigore nel mondo del calcio: un approfondimento da parte di Calcio e Finanza ha infatti sottolineato una frase che sarebbe determinante sotto questo aspetto, contenuta nel comunicato con cui il Governo Meloni ha annunciato la manovra Finanziaria per il 2024. Si legge infatti che restano “invariate le disposizioni per i ricercatori professori universitari e lavoratori dello sport già previste”. Dunque, niente sparizione del Decreto Crescita: non sarà attivo il tetto ai 600 mila euro di redditi. Va ricordato che la norma è stata modificata quattro anni fa così da inserire nel Decreto anche gli sportivi professionisti.



Il vantaggio riguarda chiunque sposti la propria residenza in Italia, perché i suoi redditi vengono pesati in termini fiscali al 50%. Come già detto, per soddisfare questi requisiti bisogna essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta precedenti al trasferimento nel nostro Paese, allo stesso modo l’obbligo di soggiornare in Italia nei due anni successivi alla prese di residenza e, infine, lo svolgimento dell’attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano. Dunque, il Decreto Crescita non viene toccato nel mondo del calcio: le società prenderanno atto di questa conferma per operare in sede di calciomercato e mettere mano alle loro rose, ovviamente a cominciare dal calciomercato di gennaio che non è poi troppo lontano. (agg. di Claudio Franceschini)



ADDIO DECRETO CRESCITA NEL CALCIO

Con l’annuncio della manovra Finanziaria per il 2024, il governo di Giorgia Meloni ha sostanzialmente posto fine al Decreto Crescita nel calcio: nella conferenza stampa hanno reso note le misure che prevedono anche una stretta sugli sconti fiscali per calciatori e allenatori. Nel dettaglio, la manovra stabilisce che per i lavoratori dipendenti o autonomi, che trasferiscono la loro residenza fiscale in Italia per un massimo di 5 anni, l’agevolazione consista in una “riduzione della tassazione del 50% per un reddito fino a 600 mila euro” .

Il requisito, si legge ancora, dovrà essere una “elevata qualificazione o specializzazione” oltre a non essere stati residenti in Italia negli ultimi tre anni. Oltre a questo, chi torni utilizzando lo sconto fiscale, ma poi non mantenga la residenza per cinque anni, “dovrà restituire le agevolazioni e pagare anche gli interessi”. Con il Decreto Crescita, la tassazione sul valore lordo dell’ingaggio di un calciatore sarebbe stata del 25% invece che del 45%; sono sparite le agevolazioni fiscali per i calciatori, anche quelli arrivati questa stagione.



GLI EFFETTI DELLA FINANZIARIA

Cosa significa? Semplice: chi era già in Italia nello scorso campionato continuano a godere del Decreto Crescita (dunque per esempio Khvicha Kvaratskhelia, Olivier Giroud, Rafael Leao, Romelu Lukaku e via discorrendo) ma non sarà così per quei giocatori che sono sbarcati nel nostro Paese nell’estate 2023. Qualche nome? Marcus Thuram, Timothy Weah, Evan N’Dicka, Natan, Jesper Lindstrom e naturalmente tutti gli acquisti del Milan, da Christian Pulisic a Tijjani Reijnders passando per Ruben Loftus-Cheek, Yunus Musah, Noah Okafor e Samuel Chukwueze.

Può essere un terremoto nella nostra Serie A, e questo è ovvio, perché le società non potranno più godere di queste agevolazioni fiscali e questo anche in misura retroattiva, andando già a influire sui conti della passata campagna acquisti e inevitabilmente condizionando anche quanto accadrà nel futuro prossimo. Idealmente invece esultano gli italiani: alcuni dei calciatori di casa nostra si erano lamentati di come il Decreto Crescita nel calcio fosse una misura discriminatoria. Tecnicamente con l’addio al Decreto Crescita potrebbero trovare più spazio, ma staremo a vedere…