Cambia il reddito di cittadinanza, trasformandosi in assegno di inclusione. Si tratta di una misura che sarà riservata a pochi ed in particolare a chi non può lavorare come sottolineato dai colleghi di Fanpage. Chi è in difficoltà ma è occupabile potrà invece godere dello strumento di attivazione. Questa sembrerebbe la doppia strada tracciata dall’esecutivo Giorgia Meloni che sta ultimando la riforma dopo aver annunciato la definitiva abolizione del reddito di cittadinanza attraverso la legge di Bilancio. Come si legge nella bozza, l’assegno di inclusione “è una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa”.
Coloro che lo richiedono devono essere residenti in Italia da almeno cinque anni, e negli ultimi due in modo continuativo. Inoltre, bisogna avere un Isee non superiore a 9.360 euro, e un reddito famigliare che sia inferiore ai 6.000 euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza. La riforma verrà definitivamente presentata in occasione del Consiglio dei ministri che si terrà lunedì prossimo, primo maggio, nell’ambito del decreto Lavoro.
ASSEGNO DI INCLUSIONE, ECCO IL REDDITO DI CITTADINANZA, PER GLI ALTRI C’È LO STRUMENTO DI ATTIVAZIONE
L’assegno di inclusione, nuovo reddito di cittadinanza, potrà essere richiesto da nuclei familiari in cui ci sono minori, over 60 o persone disabili e avrà un importo massimo di 500 euro al mese, che però sarà moltiplicato su una scala di equivalenza fino a un massimo di 2,3 punti nel caso di disabilità gravi. Avrà una durata di 18 mesi, e sarà prorogabile per una seconda volta per altri 12 mesi.
Chi potrà lavorare, ha dai 18 ai 59 anni, non ha alcuna disabilità ma si trova comunque in condizioni di povertà, rientrerà nella misura dello strumento di attivazione che arriverà dal prossimo primo settembre. In questo caso l’importo massimo sarà di 350 euro al mese, e sarà erogato solo se vi sarà la partecipazione ad attività formative o a progetti utili alla collettività, per tutta la loro durata e comunque per periodo massimo di dodici mensilità. Dovrebbe infine essere previsto l’obbligo di accettare la prima proposta di lavoro su tutto il territorio.