Per la prima volta Adele appare nella copertina di un suo disco a colori e non in bianco e nero; è il disco ispirato al suo divorzio; è dimagrita tantissimo. Dettagli di inutile contorno su cui la stampa sta ricamando sopra da settimane, in attesa che uscisse 30, il primo disco della cantante inglese dopo sei anni di silenzio (tutti i suoi album portano un numero, ma anche se si intitola 30, lei ne ha 33).



Quello che resta veramente, eliminati questi inutili particolari, è una voce immensa, sempre più matura, sempre più degna delle grandi del passato. Lo sapevamo, ma è bella la conferma che il nuovo disco non ha fatto nulla per danneggiarmela classe, nessuna concessione a incursioni ad esempio nell’hip hop come fanno tutte, o a duetti improbabili con l’artista del momento. L’unico a cui lo ha concesso è morto da quarant’anni, il leggendario pianista jazz Erroll Garner di cui Adele riprende, con tanto di fruscio di vecchio vinile, una intro in All night parking. Perché Adele appartiene a un mondo del passato, tramontato, ucciso dal rumore, dalla banalità. Un mondo che però evidentemente non aspetta altro che una cantante come lei, visto che ogni suo disco vende milionate di copie e anche questo sembra destinato allo stesso successo.



Dall’iniziale Strangers by nature, che Frank Sinatra avrebbe potuto far sua,  melodia tipicamente anni 30. E la sua voce. Adele, a differenza di tutte, non urla, non è mai sguaiata. La sua voce è sempre controllata, insinuante, vellutata, da grande cantante jazz che si concede appena al pop. Easy on me è un brano dall’andatura black, una melodia travolgente; Cry your heart out è un R&B di classe purissima; Can I get it parte con una chitarra acustica rock e poi lascia spazio a ritmi dance mai fastidiosi; Woman like me, brano soffuso, voce calda e pastosa dai toni jazz. Il disco si chiude come era cominciato, con Love is a game, con archi in apertura la bellezza di un mondo antico, brano epicamente soul.



L’unica caduta di tono è la zuccherosa My little love, dedicata al figlio e all’auto commiserazione per il divorzio, frammenti di conversazioni annacquano ancor di più il tutto e verrebbe da dirle: tieniti per te certe cose così intime. «La mamma ha attraversato sentimenti molto forti, ultimamente», si sente pronunciare. E ancora: «Mi sento come se non sapessi davvero cosa sto facendo», sospira Adele, e Angelo risponde: «Per niente?». L’unica certezza: «Amo tuo padre perché mi ha dato te». Che è una bella affermazione, con la speranza che il bambino non paghi per la separazione quando aveva solo sei anni.