La notizia del suicidio di Adelina Sejdini ha scosso Myrta Merlino, che giorni fa l’aveva ospitata in collegamento a L’Aria che tira per farle raccontare la sua storia. La conduttrice si è commossa in diretta tv: «Questa donna che campeggia sullo schermo qui vicino a me con i suoi occhi tristi e la sua faccia stanca oggi non c’è più. Questa è una grande sconfitta per noi de L’Aria che tira e per me Myrta Merlino». Ha spiegato di averla conosciuta tre anni fa per una storia terribile: è stata stuprata, picchiata, costretta a prostituirsi. Un percorso terribile, ma è riuscita a denunciare e far arrestare 40 dei suoi aguzzini. «È diventata un simbolo, un’eroina sua malgrado. Una amazzone senza scudo. È stata invitata a convegni, è andata al Senato e ha fatto grandi discorsi. Ma Adelina Sejdini voleva solo una cosa: la cittadinanza italiana, però non c’è mai riuscita». Myrta Merlino ha raccontato di essersi mossa col Ministero dell’Interno: «Chiesi di intercedere per lei. Le fu dato un permesso di soggiorno speciale, ma non è bastato, perché poi è scaduto. Nel frattempo si è ammalata di tumore. Ha combattuto, ma era molto stanca, al punto tale che ha tentato di darsi fuoco qualche giorno fa».



Hanno quindi invitato Adelina Sejdini il 3 novembre per provare ad aiutarla di nuovo. «Il mio inviato che era con lei si era già attivato in tutte le sedi competenti per darle un aiuto. Mi sembrava addirittura combattiva, questo è stato il mio grande errore. Invece sabato notte si è buttata a Roma da un ponte perché in Albania non voleva tornarci nemmeno da morta. Lei non aveva una cittadinanza e voleva quella italiana». Quindi, Myrta Merlino ha fatto un mea culpa: «Cosa è successo sabato? Ha perso lei, abbiamo perso tutti noi. Ha perso la tv che racconta le storie e non riesce a incidere. Questo lo sento sulla pelle, ho pianto molto ieri sera. Ha perso lo Stato, perché chiedeva di restare nel Paese dove si sentiva al sicuro. Ho perso io che non ho capito il suo sguardo e quello che stava per accadere». (agg. di Silvana Palazzo)



ADELINA SEJDINI SI È SUICIDATA

Adelina Sejdini, la donna che con le sue rivelazioni ha fatto arrestare 40 persone e portato alla denuncia di altri 80 appartenenti alla mafia albanese, responsabile dello sfruttamento della prostituzione in tutta Italia, si è suicidata. La 46enne suicida, originaria di Durazzo, secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, sabato scorso si è lanciata da un cavalcavia ferroviario. Soltanto pochi giorni fa era stata ospite di Myrta Merlino a “L’Aria che tira” su La7, dove aveva raccontato la sua battaglia disperata per ottenere la cittadinanza italiana, dopo che dal suo permesso di soggiorno era stato rimosso lo stato di apolide e indicata la cittadinanza albanese. La Sejdini, residente a Pavia e malata di tumore, era soggetta a frequenti ricoveri presso l’ospedale San Matteo. Ai microfoni di La7 aveva dichiarato: “Io se torno in Albania sono una donna morta, ho paura di essere ammazzata da quelli che ho fatto arrestare“.



DENUNCIÒ RACKET E CHIEDEVA LA CITTADINANZA

Dopo essere riuscita a sfuggire ai suoi sfruttatori, Adelina Sejdini aveva trovato il coraggio per denunciare il racket della prostituzione cui lei stessa era stata sottoposta. Negli anni seguenti si era anche impegnata al fianco dei City Angels per aiutare le giovani prostitute. Arrivata in Italia a 22 anni, la donna non aveva più voluto la cittadinanza albanese, il paese che aveva lasciato nel 1996. In occasione dell’ultimo rinnovo del permesso di soggiorno, però, non le era stato più riconosciuto lo stato di apolide. “Non solo, c’è scritto che lavoro“, aveva lamentato Adelina, “di conseguenza non posso più avere i sussidi e la pensione d’invalidità che mi serve per vivere“. Una commissione medica, invece, l’aveva riconosciuta al 100% invalida. La donna, in ragione della sua nuova condizione, sarebbe andata incontro ad enormi difficoltà per quanto concerne la speranza di vedersi assegnato un alloggio popolare. A fine ottobre, al netto delle sue precarie condizioni di salute, si era recata a Roma nella speranza di incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella o almeno dei funzionari del Viminale. il 28 ottobre si è data fuoco. Soccorso e curata all’ospedale Santo Spirito, dove le erano state diagnosticate grave ustioni, Adelina Sejdini diceva: “Ho presentato la domanda per avere una casa popolare, ma adesso me la sogno. I documenti non corrispondono più. E non posso accettare la cittadinanza albanese, dal momento in cui me l’hanno scritto ho gli incubi. Mi ammazzo piuttosto“. Purtroppo è stata di parola.