L’importante messaggio di inclusività lanciato Adidas è stata bandito in Gran Bretagna, dove lo spot con 43 seni nudi, di tutte le età, forme ed etnie, è stata censurata. La decisione che sta facendo discutere è stata presa dalla Advertising Standards Agency, la commissione nazionale che monitora la pubblicità nel Regno Unito, dopo alcune proteste contro la campagna del marchio sportivo tedesco. «Volevamo soltanto mostrare la diversità del seno in ogni donna», si giustifica il brand dal canto suo. Tutto nasce dalla pubblicità dello scorso febbraio: «Crediamo che i seni delle donne, in ogni loro forma e grandezza, meritino sostegno e comodità», il messaggio dello spot online.



Così si lanciavano i nuovi reggiseni sportivi: ben 43 modelli diversi per far sentire tutte le donne a proprio agio. A ciò si aggiungevano decine di foto di seni di ogni tipo, senza i volti delle donne coinvolte nel messaggio commerciale. Ci sono stati diversi esposti all’autorità britannica, perché secondo loro lo spot era «sessista», visto che considerava «le donne come oggetti, riducendole a parti del corpo».



SPOT ADIDAS CENSURATO IN UK PER NUDITÀ ESPLICITA

Ma la Advertising Standards Agency ha censurato lo spot per un altro motivo, cioè per «nudità esplicita» che in alcuni casi potrebbe risultare «offensiva» e «non appropriata», sopratutto per i mori. Anche in questo caso, Adidas fa sapere che il messaggio era decisamente profondo. «La nostra pubblicità era un inno alla diversità e un monito su quanto sia importante indossare il reggiseno giusto». Inoltre, ha spiegato che le immagini erano state ritagliate in quel modo per difendere identità e privacy delle modelle che si erano offerte volontarie, sostenendo apertamente quella campagna pubblicitaria.



Quando l’ASA ha contestato la presenza di cartelloni affissi in alcune strade del Regno Unito, segnalando che potevano essere visti anche dai bambini, il brand ha replicato dicendo che non erano stati piazzati vicino scuole o luoghi religiosi, quindi non ritenevano potessero causare danni o angoscia ai bambini. A questo punto l’ASA ha tirato in ballo la questione della nudità esplicita, non ravvisata però da Twitter che non ha censurato l’immagine perché non non risultava una violazione dei propri termini di servizio. Alla fine, Adidas si è “consolata” con la consapevolezza che «la sentenza ASA non si riferisce alla creatività in sé e al messaggio» della pubblicità.