Non sembra essere stato particolarmente apprezzato il costume “politicamente corretto” di Adidas, o meglio, la campagna pubblicitaria messa in atto per sponsorizzare il nuovo indumento da bagno. In vista di giugno, come riferisce il quotidiano Il Giornale, la multinazionale tedesca dell’abbigliamento sportivo ha deciso di dare vita ad una collezione da dedicare al Gay Pride e alla comunità LGBT, una serie di modelli realizzati dal designer sudafricano Rich Mnis, per una capsule collection molto colorata e soprattutto inclusiva.



Il problema non è stato affatto la collezione in se, quanto il fatto che Adidas abbia deciso di fare indossare un costume da bagno da donna ad un modello uomo, il cui genere però non viene specificato (non si sa quindi se è etero, transessuale o omosessuale). Stando a quanto specificato ancora da Il Giornale, pare che la trovata pubblicitaria non sia stata particolare apprezzato dal grande pubblico, e sono molti che hanno protestato, sottolineando come l’azienda volesse in qualche modo “cancellare le donne”, puntando invece su un marketing fin troppo esclusivo.



ADIDAS, COSTUME DA BAGNO DA DONNA INDOSSATO DA UOMO: IN TENZENA BOYCOTTADIDAS

Bud Light, notissima azienda americana che produce birra, ha deciso di stringere una partnership con l’influencer transgender Dylan Mulvaney, e da quell’accordo le vendite sono diminuite sensibilmente, di conseguenza secondo gli addetti ai lavori non è da escludere che anche Adidas possa incappare nello stesso errore. A farlo capire chiaramente è la protesta montata sui social network, che è stata alquanto importante visto che l’hashtag #BoycottAdidas è entrato in tendenza, facendo così il giro del mondo.



Nel dibattito sono anche intervenuti numerosi volti noti dello sport, a cominciare da Riley Ganes, stella del nuoto a stelle e strisce, che ha commentato: “I costumi da bagno da donna non sono accessoriati con un rigonfiamento. L’azienda avrebbe potuto almeno dire che il costume è ‘unisex’, ma non l’ha fatto perché si tratta di cancellare le donne”.