Si parla dei grembiuli gialli nelle scuole per la parità di genere, negli studi di Morning News, e in collegamento vi è Mario Adinolfi, noto politico. Secondo lo stesso, l’introduzione di tale novità, che ha fatto storcere il naso a molti, rappresenta solo: “una battaglia ideologica, un bambino sa perfettamente di essere bimbo, e una bambina sa perfettamente di essere bimba, io ne ho una di 4 anni e me lo ricorda tutti giorni, non riesco a capire perchè bisogna confonderla con un grembiule giallo, tra l’altro giallo è anche una scelta sbagliata dal punto di vista del ricorso storico, mi rimanda alle stelle gialle, è davvero una scelta completamente errata da parte di chi ha voluto prendere questa scelta, costruendo uno stereotipo su uno stereotipo”.

Molte scuole hanno istituto anche i bagni gender, dove possono recarsi sia studenti che studentesse: “A me sembra che sia necessario dividerli – commenta Mario Adinolfi – queste ideologie molto spesso fanno pagare alle donne e alle ragazze la loro condizione, far entrare i ragazzi nei bagni delle ragazzi è rischioso. Il terzo bagno – ha aggiunto – è il bagno gender free, entra qualsiasi genere, questo è un errore pesante. non puoi fare un bagno ad personam per un possibile allievo in transizione. è un errore pesante, magari trovi la giovane atleta trans che va a competere con le donne nonostante sia maschio di origine, infatti le femministe protestano contro questo punto. Io non mi immagino tutti gli adolescenti in un unico bagno, sarà che ho le figlie femmine ma non vorrei dei giovani adolescenti nello stesso bagno con le mie figlie, preferisco la separazione”.

MARIO ADINOLFI: “I REGISTRI ALIAS SONO PERICOLOSI”

Poi Adinolfi ha fatto l’esempio della Norvegia: “Ad un bimbo che scende la Barbie già vuoi assegnare la disforia di genere? sono molto preoccupato da questo ragionamento – si rivolge a Cecchi Paone in collegamento – nella progressista Norvegia si è compreso con uno studio che alcune scelte dei bimbi sono solo tali, poi nel 99.9 per cento dei casi cambiano con l’età, se invece intervieni fin da bimbo con queste sovrastrutture…”.

E ancora: “Non lo si deve fare con i bimbi e i minorenni, ci sono alcuni prof e presidi militanti che si sono inventati alcuni ‘registri alias’ e questa cosa non si fanno, crea un problema serio nel contesto scolastico, autoghettizza la persona che si mette a fare questi giochi molto spesso per attirare l’attenzione come accade negli adolescenti. Il ruolo di adulti ed educatori – conclude Adinolfi – è fare formazione e non cedere mai alle ideologie”.