Il neo ministro dell’impresa e del Made in Italy, Adolfo Urso, è stato intervistato stamane dai microfoni del programma di Canale 5, Mattino Cinque. Si parla ovviamente delle imprese italiane, ed in particolare delle relazioni commerciali con la Cina e gli Stati dopo il G20, e l’esponente del governo Meloni ha spiegato: “Sono stati significativi i due incontri della Meloni, uno con Biden con cui si è discusso della crisi energetica, e l’altro con Xi Jinping di cui si è discussa di politica commerciale. Possiamo aumentare il nostro export in Cina nel campo del lusso, dove siamo leader globale e dove possiamo dire ancora di più, eccellenza considerata come tale dai consumatori cinesi”.
“Bisogna completare le filiere produttive – ha proseguito il ministro Adolfo Urso – che devono essere considerate elementi di salvaguardia, mi riferisco anche a nuovi investimenti in Italia, come ad esempio i semi conduttori, i chip, oggi fondamentali per ogni industria manifatturiera, come ad esempio quella delle automotive. I cinesi sono all’avanguardia e noi europei e italiani dobbiamo fare di più. Noi non possiamo completare investimenti tecnologici per liberarci da sudditanze straniere, in questo caso la Cina”.
IL MINISTRO URSO A MATTINO CINQUE: “INDIA E CINA RISPETTINO OBIETTIVI AMBIENTE”
Il ministro Adolfo Urso ha proseguito: “Abbiamo insistito sul fatto che anche gli altri grandi come Cina e India debbano fare lo stesso percorso dell’Ue in quanto a transizione ecologica, ed inoltre, è fondamentale che si accompagni con la transizione digitale, ma servono i tempi per dare vita a quegli investimenti che ci permettano di eliminare la sudditanza da Cina e Russia”.
Infine sull’auto elettrica il ministro Urso è chiaro: “Dipenderà dalla politica industriale che l’Ue ci consentirà di fare fino al 2035, se ci sono troppi lacci e lacciuoli noi non riusciremo a rendere la nostra filiera produttiva autonoma dalla concorrenza di quei colossi che non rispettano le misure. Vogliamo che siano applicate in Ue quei dazi compensativi nei campi degli standard ambientali che devono essere rispettati da produttori europei e non da altri extra Ue, questo non è più ammissibile se si vogliono raggiungere gli obiettivi ambientali”.