Dalla manovra al Pnrr, Adolfo Urso a tutto tondo ai microfoni del Corriere della Sera. Il titolare delle Imprese e del Made in Italy si è soffermato sui principali dossier del suo campo, a partire dal rischio recessione nel 2024: “È importante il giudizio delle tre agenzie di rating che, nonostante il carico del superbonus, – un’autentica follia -, e l’aumento straordinario del tasso di interesse per le scelte della Bce, hanno giudicato il nostro debito pubblico pienamente sostenibile. Per Fitch è dovuto alla dimensione ampia della nostra economia e alla coesione della coalizione di governo, considerati due elementi di stabilità importanti. Non era affatto scontato”. Urso ha evidenziato sul punto: “Le previsioni sono tutte con segno positivo, nonostante la recessione della Germania, nostro principale partner commerciale. Ma non basta, ne siamo consapevoli: dobbiamo rilanciare i consumi e sostenere gli investimenti e quindi la sfida delle imprese nella duplice transizione green e digitale”.
Le parole del ministro Urso
Il governo ha l’obiettivo di concentrare le risorse su imprese e lavoro, accelerando sulle riforme. In manovra sono stati destinati 11 miliardi di euro al taglio del cuneo fiscale e si proverà ad estenderlo e renderlo strutturale nell’arco della legislatura: “Nella manovra economica si aggiungono oltre 1,8 miliardi per il credito d’imposta Zes per le imprese del Mezzogiorno, la detassazione degli straordinari e dei fringe benefit e la decontribuzione per le nuove assunzioni. Tutte le risorse disponibili sono destinate al lavoro e alle imprese”. Urso si è poi soffermato su Transizione 5.0: “Abbiamo sempre sostenuto che per incrementare Industria 4.0 avremmo utilizzato le risorse derivanti dalla riprogrammazione del Pnrr in corso di definizione attraverso il RePowerEU. Siamo fiduciosi di ottenere circa 5 miliardi che destineremo appunto al nuovo Piano Transizione 5.0 per investimenti in efficientamento energetico. Risorse che integreranno il Transizione 4.0, in vigore fino al 2025, che può già contare su 3,4 miliardi annui. Se riuscissimo nell’obiettivo, saranno quindi 12 i miliardi a disposizione degli investimenti in innovazione delle imprese, 6 miliardi per il 2024 e 6 per il 2025”. Per quanto concerne ex Ilva, il ministro in quota FdI ha confermato che sarà un asset strategico del Piano siderurgico nazionale insieme al polo di Terni e al sito storico di Piombino: “In questi giorni ho partecipato all’inaugurazione di due nuovi importanti stabilimenti, a Brescia e a Sondrio: l’industria italiana non molla, guida la transizione green”.