Le coppie gay potranno registrare regolarmente in Italia le adozioni di bambini avvenute all’estero: lo ha detto l’ultima sentenza delle sezioni unite civili della Cassazione, partendo dal caso sollevato dal Comune di Samarate. «Può essere trascritto in Italia il provvedimento con cui uno Stato estero ha ratificato l’adozione di un bambino da parte di una coppia di uomini», si legge nella sentenza depositata ieri dalla Suprema Corte.
L’adozione per le coppie gay «non contrasta con i principi di ordine pubblico internazionale il riconoscimento degli effetti di un provvedimento giurisdizionale straniero di adozione di minore da parte di coppia omoaffettiva maschile che attribuisca lo status genitoriale secondo il modello dell’adozione piena o legittimante, non costituendo elemento ostativo il fatto che il nucleo originario del figlio minore adottivo sia omogenitoriale ove sia esclusa la preesistenza di un accordo di surrogazione di maternità a fondamento della filiazione».
COSA CAMBIA DOPO LA SENTENZA
Questo significa che, sebbene siano riconosciute d’ora in poi le adozioni all’estero di bambini da parte di coppie omosessuali maschili, la sentenza della Cassazione non apre affatto alla maternità surrogata (detta volgarmente “utero in affitto”). Nessuna apertura, solo il richiamo al principio del “preminente interesse del minore” con cui la Cassazione apre la strada a due uomini (uno italiano naturalizzato americano e l’altro cittadino Usa) che avevano intrapreso le pratiche per la trascrizione in Italia dell’atto di nascita del bimbo (anche lui cittadino statunitense) come proprio figlio adottivo: la legge americana (provvedimento emesso dalla Surrogate’s Court dello Stato di New York) nel caso della coppia gay presso il Comune di Samarate, aveva dato consenso preventivo dei genitori biologici e così erano cominciate le pratiche anche qui in Italia. A quel punto però – racconta l’agenzia AGI ricapitolando il caso su cui è intervenuta la Cassazione – i due uomini si erano visti rifiutare la trascrizione dell’atto nel Comune italiano: contestavano che il regime applicabile era quello dell’adozione internazionale e non italiana. Contraria invece la Corte di Appello di Milano che aveva affermato «è possibile riconoscere l’adozione piena legittimata dal provvedimento dei giudici statunitensi».
LE REAZIONI ALLA CASSAZIONE
Ieri la Cassazione ha dato ragione al tribunale milanese, rigettando il ricorso presentato dall’Avvocatura di Stato per conto del sindaco di Samarate: la sindaca di Torino Chiara Appendino (M5s) esulta su Facebook per la notizia in arrivo dagli “ermellini”, «Ora mi aspetto che altri sindaci e sindache seguano questa strada. E che, subito dopo l’approvazione della legge Zan contro l’omo lesbo bi transfobia, la misoginia e l’abilismo (a proposito, quanto ancora ci si metterà per calendarizzarla?), il parlamento possa mettere mano al matrimonio egualitario. Stiamo aspettando da troppo tempo». Non soddisfatto invece il Partito Gay per i diritti Lgbt Solidale ambientalista e liberale, con il portavoce Fabrizio Marrazzo che vorrebbe venisse fatto di più sul fronte adozioni: «Sentenza importante sì, che va a parificare quelli che sono i diritti della coppia gay in questione, ma manca ancora quello che è il riconoscimento alla nascita e vanno legalizzate le adozioni per tutti. La normativa italiana ha ancora forti lacune». Per questo motivo, conclude in una nota pubblica, «il governo Draghi risolva la questione delle adozioni a persone Lgtb o a single anche in Italia. Ci sono migliaia di minori non adottati che vivono nelle case famiglia, trasformatisi così in orfanotrofi, minori che potrebbero avere invece una famiglia».