COPPIA DENUNCIA COMMISSIONE ADOZIONI IN ITALIA: “BIMBI DEVASTATI”

Lo scandalo-truffa delle adozioni in Kirghizistan giunge ad un nuovo capitolo, importante, dell’intera triste vicenda nata nel 2013 grazie ad una denuncia in Italia contro onlus L’Airone di Albenga (accusata di aver truffato una ventina di famiglie proponendo adozioni nel Paese asiatico): Fabio Selini, assieme alla moglie, ha deciso oggi di fare causa alla Commissione per le adozioni internazionali, l’ente italiano che vigila e verifica il procedimento di adozione internazionale. «É una causa civile per omessa vigilanza – spiega Piero Pasini, legale della famiglia Selini in una nota – perché la Commissione, è l’organo deputato a vigilare su queste dinamiche, ma non ha vigilato. Già nel 2017 è stata condannata al risarcimento di una coppia truffata nell’ambito di questa vicenda». L’iter giudiziario ha visto un clamoroso ribaltamento ad aprile, quanto la Corte d’Appello di Genova ha assolto Silvia La Scala (allora presidente della onlus L’Airone di Albenga) ribaltando la condanna in primo grado.



Quella onlus proponeva adozioni in Kirghizistan che non si sono mai concretizzate, nonostante le famiglie in Italia avessero già visitato i piccoli bimbi negli orfanotrofi e versato/inviato molti soldi. Quelle adozioni non furono praticabili e per questo alla fine decadde con l’ultima sentenza l’accusa di truffa contro l’associazione italiana e il Governo del Kirghizistan (da cui, occorre ricordare, nel 2012 venne arrestato il ministro dello Sviluppo sociale khirghiso, Ravshan Sabirov). Selini, bresciano e autore di diverse opre sul mondo delle adozioni, si è deciso ora di denunciare la Commissione italiana atta alle adozioni: «omessa vigilanza sulle adozioni in Kirghizistan», fanno sapere dai legali della famiglia. «Ho deciso, c’è voluto molto perché credevo in un guizzo di civiltà di questo Paese. Farò causa alle istituzioni italiane per la vicenda Adozioni Kirghizistan», ha poi spiegato lo stesso Fabio Selini.



LO SCANDALO DELLE ADOZIONI (MAI AVVENUTE) IN KIRGHIZISTAN

«Non commento le sentenze – spiega Selini, in un video pubblicato dopo la conclusione del processo penale – ma è pur vero che leggerne le motivazioni lascia l’amaro in bocca. Leggendo alcuni passaggi mi sono sentito umiliato come vittima, come padre, come cittadino, come essere senziente. Mi fermerei se non mi fossi imbattuto in una frase che mi ha trafitto il cuore, 7 parole che si riferiscono all’operato dell’ente “che pure agì con una qualche leggerezza’»: secondo il denunciante della Commissione italiana sulle adozioni, l’accusa è prima di tutto sul fronte etico-umano. «Ecco, mi rivolgo a chi frequenta l’universo adottivo: da quando è consentita una qualche leggerezza quando ci si occupa di adozioni internazionali? Da quando è consentita una qualche leggerezza quando si ha a che fare con i diritti dei bambini? Quando mai ai genitori adottivi, nell’iter adottivo, è permesso di agire con qualche leggerezza? Qui rispondo io: mai», ribadisce Fabio Selini riportato da “Il Giorno”.



La questione per questa famiglia e per altre coinvolte nel maxi scandalo adozioni in Kirghizistan, non è tanto la condanna o le assoluzioni, le vendette o le recriminazioni: «il punto è ricordare quella leggerezza ha devastato esistenze e ha segnato per sempre il destino dei bambini, ha distrutto prospettive, sogni, speranze. Ci ha umiliato. È facile catalogare le mie parole come sfogo. La verità è che nessuno ha mai risposto per quella leggerezza. Nessuno ha chiesto scusa». Durante il processo per lo scandalo adozioni, Selini pronunciò una frase poi ripresa dall’avvocato durante la requisitoria: «Qualcuno ci ha permesso di dire a un bambino ‘torniamo, siamo la tua mamma e il tuo papà, e non siamo più tornati». Ebbene in questi giorni si celebra il 13esimo compleanno di quel bambino conosciuto una volta e poi mai rivisto: «Oggi è il tuo 13esimo compleanno e siamo lontani. Lontani da quella felicità che ti avevo promesso. Niente torta, regalo, amici e parenti, candeline da soffiare. Niente vita “normale” di famiglia. Non c’è giorno che non mi senta in colpa, non c’è giorno che non combatta per renderti sereno. È una strada lunga, faticosa e decisamente ingiusta. Penso ogni istante a te. Tanti Auguri ragazzo mio. Papà Fabio».