Riecco Celentano. Dopo che Adrian era stato sospeso per lo scarso successo delle prime puntate, a Mediaset hanno deciso di modificarlo un po’, aggiungendo ospiti, eliminando le oramai assurde pause del molleggiato, inserendo un altro cantante di grido, e facendo finalmente cantare Celentano, anche insieme all’ospite. Al vostro vecchio Yoda questa puntata della ripresa è apparsa certamente migliore, tranne che per un insopportabile pubblico da stadio, sempre pronto a interrompere ogni modesta battuta con ovazioni e urla, immancabilmente sollecitate dalla regia. Peccato. Errore da non ripetere.
La prima parte dello spettacolo poteva sembrare originale, con tutti i principali anchormen della tv di ieri e di oggi (Bonolis, Conti, Scotti, Giletti, Chiambretti) chiamati a interloquire con il demiurgo. Che dice a tutti che le loro trasmissioni gli piacciono e dona a ciascuno un consiglio per migliorare. Complessivamente un autoelogio della loro tv, condito ogni tanto con affermazioni di una banalità sconcertante. Conti: “la tv è come un ristorante, c’è tutto, tutto dipende dalla qualità degli ingredienti”. Ah, ma davvero? Più pericoloso Bonolis: “Se vuoi trattare il trash, devi diventare tu stesso trash”. Vero è che lui ci riesce benissimo. Passa una battuta di elogio politically correct nei confronti delle donne e per poco lo studio non viene giù per le urla di approvazione e l’applauso prolungato per il momento sociale.
Ma il momento magico è davvero quando Celentano canta dal vivo. Voce con un timbro incredibile, come un ottimo vino che invecchia benissimo, bell’arrangiamento musicale…ah, se il molleggiato ci regalasse una serata tutta di canzoni come un concerto di Paolo Conte, questo sì che sarebbe uno spettacolo indimenticabile. Indubbiamente gradevole il duetto con Ligabue: i due compaiono nello spezzone di una trasmissione Rai di venti anni fa (c’era già l’oste che serviva la solita acqua) per riapparire in studio con lo stesso oste ben più ingrassato, anche loro ovviamente invecchiati, ma non nella voce, anzi. Bel duetto tutto da godere.
Da godere anche il riassunto delle puntate precedenti del cartone animato, recitato davvero molto bene da Alessio Boni, come fosse un monologo teatrale. Peccato che poi, senza vergognarsi nemmeno un po’, dopo aver criticato i sederi troppo in vista da Bonolis e il porno squadernato da Giletti a tarda sera, Adriano da spazio a un’attrice con un più che generoso décolleté che dice un po’ di vaghe banalità sugli uomini che non hanno sesso ma sono solo persone… e Yoda già avverte l’odore del momento arcobaleno, che puntualmente arriva: lei allude a un matrimonio di un amico cui i genitori di lui non andranno perché volevano che sposasse una donna, invece… Eccoci al secondo momento politically correct, con un forte elogio del matrimonio omosessuale, con applausi scroscianti del pubblico, evidentemente sempre ubbidiente all’uomo con il cartello “applausi”.
Del cartoon che si può dire? I soliti bei disegni di Milo Manara, sceneggiatura un po’ debole dello scomparso Vincenzo Cerami e degli allievi della Scuola Holden, che hanno fatto una sintesi dei vecchi romanzi distopici di stampo orwelliano, con tutti gli ingredienti di rito rubati anche a Batman e all’Uomo Ragno. In sostanza un cartone animato più adatto al pomeriggio.
Finale con i Legnanesi, purtroppo non all’altezza della loro fama, forse anche loro per i testi modesti. Yoda non guarderà la prossima puntata: il Celentano pensiero lo conosce fin troppo a memoria, mentre aspetterà di trovare su Youtube le canzoni del molleggiato capaci invece di dare brividi nuovi, se le metterà tutte in fila e si godrà finalmente un concerto di sola musica con Celentano. Senza pause, ospiti, e pistolotti politically correct.