Nel giorno del ventesimo anniversario della morte di Gino Bartali, è doveroso ricordare anche la signora Adriana Bani, moglie del grande campione di cui fu spalla fedele per la bellezza di 65 anni, cinque di fidanzamento e poi ben 60 anni di matrimonio, dal 1940 alla morte di Gino Bartali, appunto il 5 maggio 2000. Tutti li ricordano come due sposi sempre innamorati, esempio perfetto di una famiglia come dovrebbe essere, tanto che la Gazzetta dello Sport in occasione della morte della signora Adriana, avvenuta nel 2014, scrisse che “vedere due sposi più innamorati era un’impresa quasi impossibile”.



L’amore scoccò nel 1935 e lo racconta il figlio primogenito della coppia, Andrea Bartali, il quale in “Gino Bartali, mio papà” scrive: “Il neo professionista Gino Bartali con le donne era un po’ impacciato ma non quando vide una ragazza, carina, educata, molto schiva, spesso accompagnata al lavoro dal fratello. Pensò che quanto prima si sarebbe dichiarato, ma non sapeva come. Aspettava, come in corsa, il momento giusto per sferrare l’attacco intuendo che lo sport ha delle regole e il cuore altre”.



Quando Gino Bartali sferra l’attacco raramente non vince e quella fu senza dubbio la vittoria più importante, coronata dal matrimonio nel 1940 e una vita sempre insieme, con la nascita di tre figli – Andrea appunto e poi Luigi e Biancamaria.

ADRIANA BANI, UNA VITA CON GINO BARTALI

A celebrare le nozze di Gino Bartali e Adriana Bani nel 1940 fu l’arcivescovo di Firenze, Elia Angelo Dalla Costa, che poi fu promotore insieme allo stesso Bartali di una grande azione in favore degli ebrei perseguitati dal nazifascismo, tanto che entrambi sono stati proclamati Giusti tra le nazioni. Gino aveva tenuto inizialmente all’oscuro l’amata moglie Adriana, che ha poi rispettato sempre il silenzio del marito sul bene “che si fa ma non si dice”.



Punto di riferimento costante nella casa di Ponte a Ema (Firenze), Adriana Bani lo sostituiva mentre Bartali era in giro da ‘ambasciatore’ del ciclismo ovunque (persino a Striscia la Notizia nel 1992), lo rappresentava, a suo modo lo proteggeva e lo ricaricava. La loro storia d’amore, custodita come una perla preziosa, è continuata anche dopo la morte di Gino, quando la notizia del suo operato si diffuse sempre più, tanto che fu naturalmente Adriana Bani a ricevere nel 2005 dalle mani dell’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la medaglia d’oro al merito civile assegnata al campione.

Potremmo dire che Adriana Bani fu una delle due donne amate da Gino Bartali per tutta la vita. Nessuna Dama Bianca però nella vita di Ginettaccio, perché “l’altra” era la Madonna, alla quale il campione era profondamente devoto: “Alla Madonna ho promesso che avrei fatto le cose per bene, perché tutto quello che faccio, lo faccio a nome suo. E così lei è stata attenta a non farmi sbagliare”, disse in una intervista un anno prima di morire.