Assume contorni preoccupanti, morbosi, malati, la terribile vicenda di Adriana Signorelli, la donna di 59 anni uccisa lo scorso sabato notte a Milano dal marito Aurelio Galluccio. Lo sottolinea, con un linguaggio probabilmente tecnico, ma che solleva qualche domanda su quale sia il vero significato, il gip Maria Vicidomini nell’ordinanza di custodia cautelare per il Galluccio: “La “disponibilità estrema di Adriana Signorelli, ad aiutare il marito Aurelio Galluccio le è stata purtroppo fatale”. Cosa significhino esattamente queste parole è infatti tutto da capire. La Signoelli era da anni vittima delle violenze fisiche da parte del marito, anche pochi giorni prima dell’omicidio. Ma la donna, ricorda il gip, non è mai voluta andare a vivere con la figlia come aveva invece detto alla polizia dopo l’ultima aggressione, proprio per una sorta di sostegno, pensiamo amore nonostante tutto, un amore senz’altro malato, nei confronti del marito.



COSA NASCONDE L’OMICIDIO DI GALLUCCIO

Dunque: troppo buona e per questo ha meritato di morire? Sicuramente non era questa l’intenzione del gip. Anche l’atteggiamento del marito dopo l’arresto, sembra confermare un aspetto profondamente malato in questa relazione: “la colpa è vostra mi avete tolto la cosa più bella del mondo, mi avete fatto diventare un assassino” ha detto l’uomo agli agenti di polizia e lo ha fatto, scrive il gip, “addebitando la propria situazione alle istituzioni per l’assenza di aiuto a risolvere i propri problemi, alternando momenti di rabbia e di pianto”. In sostanza una situazione umana gravissima, quelle psicosi che si sviluppano spesso negli ambienti familiari, soprattutto quando questi sono chiusi alla realtà esterna. Si spera che si faccia maggiormente luce su questo caso, affinché la morte della donna non venga dimenticata presto, e soprattutto che emergano le vere cause, in modo che chi si occupa di queste problematiche sociali sia più attento a cosa succede in tante famiglie.

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