Sono solo canzonette? No, per nulla: a metà tra nazional-popolare, cultura di massa e momenti di rottura del flusso televisivo preconfezionato, il Festival di Sanremo ha proposto nel corso della sua storia personaggi, episodi, vicende e sorprese che sono oramai entrate di diritto nell’immaginario collettivo dello spettatore tv. E lo speciale intitolato appunto “Non sono solo canzonette”, firmato da Fausto Massa e Vittorio Ripoli per la puntata di questa sera di “Techetechetè” (ore 20.35, Rai 1), ripescherà dall’archivio della memoria uno straordinario momento di rottura dall’edizione del 1970. Quell’anno infatti Adriano Celentano presentò il brano “Chi non lavora non fa l’amore”, una provocazione in musica che tra ironia e accenni politici destò polemiche ma che ancora oggi è ricordato da tutti. Va ricordato che si era negli anni delle contestazioni operaie e dei cambiamenti di un’Italia che diventava sempre più moderna e si avviava a una stagione di riforme che avrebbero per sempre cambiato il volto del Paese uscito dal Dopoguerra. Ma non fu solo il testo della canzone, definita da qualcuno reazionaria, antisciopero e provocatoria nei confronti dell’autunno caldo, a far discutere ma la stessa esibizione del Molleggiato sul palcoscenico dell’Ariston…



SANREMO 1970: CELENTANO E LE POLEMICHE PER “CHI NON LAVORA NON FA L’AMORE”

“Chi non lavora non fa l’amore” è un brano scritto a quattro mani da Adriano Celentano e la moglie Claudia Mori che poi verrà pubblicato come singolo quello stesso anno assieme alla canzone “Due nemici innamorati”: come detto, l’esibizione dell’artista sul palcoscenico diverrà iconica non solo per la vittoria ma perché il diretto interessato interruppe due volte l’orchestra sanremese (non si sa se per provocazione o per aver davvero dimenticato le parole del testo), di fatto prendendosi tutta la scena e facendo parlare di se il giorno dopo. Questa rottura degli schemi, unita alla proposizione in quella kermesse di un brano politico e definito “crumiro”, aiutarono “Chi non lavora non fa l’amore” (brano irresistibile già di suo) a diventare una vera e propria hit e secondo alcuni dati ufficiali arrivò a sfondare il tetto delle 750mila copie totali vendute. Insomma, fece breccia pure tra quei giovanissimi che lo contestavano però per quel brano ritenuto troppo vicino e ammiccante a una idea di operaio prono ai voleri del padrone e che pur di concedersi l’intimità con la moglie rinuncia al diritto di scioperare, leggendovi una sottile critica ai lavoratori che rinunciavano al proprio stipendio per difendere i proprio diritti, successivamente però sarà lo stesso Celentano a spiegare che la canzone era anzi una provocazione sì, ma a sostegno delle fasce più deboli dei lavoratori.



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