È un arrabbiatissimo Adriano Panatta quello che, dalla sala comunale di Treviso dove era in corso la presentazione di un corso di autodifesa femminile, suggerisce la sua personale (e sicuramente divisiva) ‘ricetta’ per rimettere al loro posto i “bulletti” delle baby gang. Un problema, quest’ultimo, particolarmente pressante nel trevigiano, dove da settimane si registra un preoccupante aumento della violenza perpetrata da giovani e giovanissimi, con pestaggi, risse e violenze compiuti dai branchi di quelli che sono a tutti gli effetti ragazzini.
La sua soluzione, ammette lo stesso ex campione di tennis, è sicuramente controversa, al punto che sicuramente “qualcuno avrà da ridire”, ma senza freni o filtri va avanti e propone, per una situazione che ritiene “inaccettabile”, di “ripristinare le pene corporali. Tre o quattro nerbate”, spiega Panatta davanti al pubblico sempre più allibito, “sul sedere” che certamente “non farebbero male”, ma anzi “tanto bene”. Non vuole esagerare, però, e ribadendo che “non sono dei delinquenti incalliti”, tira dritto con la sua idea e si dice certo che, comunque, “se qualcuno di questi ragazzi, per qualche giorno, va via con dei dolorini, sono sicuro che poi la voglia di fare certe cose passa“.
La proposta di Adriano Panatta contro le baby gang: “Mandiamoli a spalare letame”
Un intervento, appunto, divisivo, ma che va ascritto proprio nel contesto di una Treviso che quasi fatica a tenere il conto di chi subisce danni dalle baby gang, diventate una vera e propria piaga difficile da estirpare anche perché i ragazzi non possono finire in carcere e (certamente) i riformatori non sono una soluzione. L’ex campione Panatta va oltre, però, e si spinge anche a suggerire una piccola modifica al Decreto Caivano, in particolare per quanto riguarda l’indirizzamento dei giovani delinquenti al servizio civile obbligatorio.
Troppo poco per l’ex campione, che ritiene migliore, per “mettere i riga i bulletti”, “obbligarli “a spalare concime per un po’, far fare loro delle cose un po’ umilianti per far comprendere che stanno sbagliando”. Ma Panatta ne ha anche per i genitori, ricordando che “questi ragazzi, dopo che sono stati a scuola tornano a casa” e sono soli, perché mamma e papà “sono al lavoro”, oppure se sono presenti “sono bulli a loro volta, come capita agli avvenimenti sportivi a cui assisto”. Frequenti i momenti in cui i genitori dei sportivi insultano “gli avversari, che sono bambini di 8-10 anni“: situazione che secondo Panatta è esemplificativa del fatto che “non ci dobbiamo meravigliare se i figli crescono in un certo modo”.