Adriano Panatta è un nonno atipico. Lo ha spiegato lo stesso poco fa, in collegamento con il nuovo programma di Rai Due, Il Filo Rosso, condotto da Paola Perego: “Come sono come nonno? Non lo so, bisognerebbe domandarlo ai miei nipotini, sono piccolini, Adrianino ha 8/9 anni, non mi ricordo mai, Leo ne ha sei, io sono un nonno un po’ strano, non sono il classico nonno, non ho pazienza per niente, e già questo è atipico per un anno, io li tratto come adulti, non gli parlo ‘ti ti ti’, io non ci riesco, se mio nonno mi avesse chiamato topolino gli davo un calcio negli stinchi”. Adriano Panatta ha svelato di aver subito un tentativo di bullismo quando era ragazzo: “Quando studiavo a Formia, c’era il centro tecnico nazionale, eravamo una decina di atleti, si studiava lì, eravamo visti un po’ come i signorini che facevano sport, con me hanno tentato di fare un po’ di bullismo e io l’ho risolta prendendo il capo branco e l’ho convinto che stava facendo una cosa sbagliata; prova a immaginare come l’ho convinto… Non bisogna mai accettare questa violenza – il suo consiglio – anche se ti senti più debole; essere fermi contro queste persone alla fine può servire, poi c’è la famiglia, gli insegnanti, le persone che ti vogliono bene con cui ti devi confidare”. Panatta ha raccontato il giorno in cui disse al padre che voleva fare il tennista: “Andai da mio papà, avevo 18 anni, e gli dissi che avrei lasciato gli studi e che mi sarei messo a fare il tennista professionista, e lui chiese se fossi sicuro e io gli dissi di si, quindi mi disse ‘allora vai’”. Meglio naturali o rifatte? “Preferisco quelle naturali, le nonne ritoccate sono un po’ ridicoli, una donna un po’ agé con le sue rughe e le sue morbidezze è molto più affascinante di queste donne con tutti i gommoni in bocca e cose strane davanti e dietro, è tutto un po’ ridicolo”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ADRIANO PANATTA, DAL FLIRT CON LOREDANA BERTÈ AL LIBRO CON PAOLO VILLAGGIO

Adriano Panatta sarà quest’oggi il primo ospite della nuova trasmissione di Rai Due “Il filo rosso”, in onda ogni sabato alle 14 e condotta da Paola Perego. Il celebre ex tennista italiano non necessita di troppe presentazioni: il suo cognome è arcinoto anche alle nuove generazioni, poiché esponente di spicco del tennis azzurro degli anni Settanta, quello che faceva impazzire i tifosi a suon di successi, tanto da poter considerare Panatta il più grande e apprezzato giocatore di sempre. Per comprendere appieno il suo spessore atletico, è sufficiente ricordare il 1976, anno per lui a dir poco magico: in quella stagione, Adriano riuscì nell’impresa di vincere il Roland Garros, secondo italiano a riuscirci dopo Nicola Pietrangeli, e trascinò la Nazionale italiana alla conquista della Coppa Davis in Cile. In tutto, in carriera, Panatta ha conquistato 10 tornei in singolare e 17 in doppio e può fregiarsi del più alto numero di vittorie di tutte le epoche (22) contro avversari posizionati nella top 10 dell’Atp. Si tolse anche lo sfizio di sconfiggere Bjorn Borg agli Internazionali di Francia.



ADRIANO PANATTA: DA “ASCENZIETTO” AL TENNIS, PER POI DARSI ALLA POLITICA

Da bambino Adriano Panatta aveva un soprannome, Ascenzietto, chiaro e inequivocabile diminutivo del nome Ascenzio: così, infatti, si chiamava suo padre, custode del circolo Parioli a Roma. Proprio alla figura paterna Panatta deve tutto: sì, perché quando il giovane Adriano sognava una carriera in piscina come nuotatore, il papà lo iscrisse a un corso di tennis e sin da subito i suoi istruttori si accorsero che quel bambino possedeva le stigmate del predestinato. Promessa poi mantenuta e confermata dai risultati, parzialmente raggiunti anche dal fratello minore Claudio, il quale negli anni Ottanta giunse a indossare la casacca azzurra, racimolando venti presenze in Coppa Davis. Adriano Panatta, poi, dopo avere appeso la racchetta al chiodo, tentò la carriera politica, diventando consigliere comunale di Roma nel 1997, quando il sindaco era Francesco Rutelli. Ai cronisti confidò di avere accettato il ruolo solo per amore della sua città, tanto che quella rimase la sua unica esperienza amministrativa e non ne cercò altre negli anni a venire.



ADRIANO PANATTA, LOREDANA BERTÈ E PAOLO VILLAGGIO

All’età di 70 anni, pochissimi mesi fa, Adriano Panatta ha sposato la compagna Anna Bonamigo a Venezia. Un “sì” giunto a sei anni di distanza dalla fine del suo matrimonio con la moglie Rosaria Luconi, madre dei suoi figli Niccolò, Alessandro e Rubina. Da giovane, tuttavia, si vocifera che l’ex tennista sia stato un autentico tombeur de femmes, tanto che gli vengono attribuiti numerosi flirt, fra i quali quello con la cantante Loredana Bertè, l’attrice Serena Grandi e la campionessa di nuoto Novella Calligaris. Uomo sensibile, Panatta strinse amicizia con il compianto Paolo Villaggio, del quale in un’intervista ha dichiarato: “Sicuramente è stata la persona più divertente, più cara e mostruosamente colta che abbia mai conosciuto”. Dal loro legame così speciale è nato anche un libro scritto a quattro mani e intitolato “Lei non sa chi eravamo noi”, nel quale vengono descritte le loro cene, i loro viaggi, i loro attimi di spensieratezza condivisa e della quale, ne siamo sicuri, Adriano Panatta oggi prova davvero molta nostalgia.