Adriano Panatta parla delle donne che ha amato in passato e dell’unica che oggi occupa il suo cuore e i suoi pensieri, la moglie Anna Bonamigo, ripercorrendo la sua carriera dall’infanzia a oggi. “Sono innamorato di mia moglie. Mi ha ridato la voglia di fare, di impegnarmi, di scommettere. Una rivoluzione. Le devo tutto. Felicità compresa” racconta in una lunga intervista pubblicata tra le pagine de Il Messaggero. Nella vita confessa di aver avuto molte avventure con donne “una diversa dall’altra”, di cui “il 90% mi sono capitate”.



Di se stesso, Adriano Panatta confessa che “ero ‘caruccio’, come si dice a Roma. Però non sono mai stato uno impossibile. Non ho mai messo una barriera tra me e una donna, anzi ci sono state delle donne molto meno belle di altre che mi hanno incuriosito molto di più”. Confessa che le donne della sua vita non lo hanno “né distratto né aiutato. Quando giocavo mi ha aiutato più avere dei figli: io ho avuto figli molto giovane, nati durante la mia carriera, e proprio i figli mi hanno dato un senso di responsabilità maggiore”. A 72 anni, il grande tennista svela che “il ricordo più bello quando sono nati i miei figli. Il più brutto della mia vita quando sono morti i miei genitori” e si considera “fortunato, non completamente vincente, perché sarebbe arrogante e presuntuoso dirlo. Forse più vincente che perdente”.



Adriano Panatta “le regole del tennis servono anche nella vita”

Adriano Panatta, intervistato da Il Messaggero, spiega che “tutte le regole dello sport insegnano a migliorarsi nella vita. Primo, perché sono regole, per cui da bambino impari a rispettarle. Lo sport senza regole sarebbe il caos, come la vita normale” pur in un sport come il tennis che è “improvvisazione, perché ogni palla è diversa dall’altra”. In particolare, l’insegnamento più grande che ne ha tratto è stato “essere competitivi, ma avere rispetto dell’avversario”. Confessa che “la famosa Veronica era un colpo che nessuno faceva e che io mi sono inventato così, all’improvviso. Però non era per niente intenzionale: io facevo questa cosa, la palla andava lì, e io facevo il punto”.



A oggi, Adriano Panatta confessa di gestire abbastanza “bene” il rapporto con il tempo che passa, anche se ammette che “mi girano gli zebedei” perché, sebbene “una parte di vecchiaia a me piace”, è pur vero che “se avessi vent’anni di meno starei meglio”.